Ferrero: «Finché ci sono io, c'è Giampaolo» - Samp News 24
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Ferrero: «Finché ci sono io, c’è Giampaolo»

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La Sampdoria vive ore intense e calde a pochi giorni dal tanto atteso Derby della Lanterna. Al centro del dibattito sia Marco Giampaolo sia il direttore sportivo Carlo Osti. Il tecnico doriano, però, non sarebbe a rischio stando a quanto ammesso da Massimo Ferrero: «La scelta di Giampaolo è ponderata. Ho la fortuna di essere qui da tre anni, non sarò un intenditore di calcio ma penso di avere occhio per certe cose. Sono un vecchietto, ma rifletto e ho accantonato ogni critica quando ho deciso di chiamarlo. È l’unico allenatore che ho voluto scegliere, lo ritengo una persona di calcio, un lavoratore e ci tiene. Adesso sarà ancora a Bogliasco per preparare la partita col Genoa. Finché c’è Ferrero, c’è Giampaolo. Pradè? È già arrivato, può tranquillamente lavorare con Osti».

 

Una sfida che potrebbe agevolare o complicare la classifica del Doria: «Se vinci una partita sei un leone, se perdi un coglione. Sabato dovranno entrare in campo dei giocatori che vorranno mangiare l’erba. La squadra gioca un buon calcio, è vittima di una classifica bugiarda perché, viste le prestazioni, avremmo dovuto vincere ogni partita giocata. Non cerco alibi, però penso sia la verità. Detto ciò, mi auguro che al Ferraris ci sia un clima di festa e gioia. Non mi sbilancio con pronostici di alcun genere, aggiungo solamente che i cavalli si vedono all’arrivo e non sono per niente preoccupato. Sono venuto che tenevo per la Roma, adesso la Sampdoria è la mia vita». 

 

La parola passa al mercato svolto in estate: «Siamo completi in ogni reparto, in linea con l’obiettivo di far crescere i giovani e dare una identità alla squadra. Con la salvezza, dall’anno prossimo saremo rodati e ci rinforzeremo a dovere per competere ad alti livelli. Krajnc è un giocatore di talento, lo stesso vale per Skriniar. Abbiamo fatto attente valutazioni e deciso di puntare su questi profili. Non come Ranocchia, che tutti esaltavano ma che tanto forte non mi è sembrato. Le cessioni sono state fatte a pennello, Correa voleva andare via, ha pianto pur di lasciare Genova. Èder qui era un re, all’Inter un pastore: ha detto che era colpa mia, ma prima di gennaio aveva rinnovato con adeguamento del contratto a 900mila euro. Mi chiedono di venderlo, dico no. Lui viene e dice di voler andare, ma io mi ero impuntato. Lui non era contento e mi ha chiesto a tutti i costi di partire. Lo volevo e lo avrei pagato 1 milione e 300 mila euro, nemmeno potevo permettermeli. Mi sono levato un pezzo di marmo, così come successe per Gabbiadini. I tifosi criticano perché non sanno, ringraziassero qualche volta. Se andiamo a Londra, tutti riconoscono la Sampdoria. Cassano? Gli voglio bene, ma sono state fatte scelte di campo. Lo stimo, altrimenti non mi sarei battuto per riportarlo qui».

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