2012
Stefan Savic, l’altra faccia della Fiorentina montenegrina
Esiste da poco più di 6 anni ma spesso risulta ancora un boccone indigesto ai meno pratici della geografia che ancora la considerano, erroneamente, parte del territorio serbo, o peggio, di quello jugoslavo. A Firenze però, quando si parla di Montenegro, si conosce bene l’argomento. Si sa bene che si tratta di una nazione calcisticamente molto in crescita e che sempre più talenti sta offrendo al variopinto mondo del calcio. L’hanno imparato grazie alle gesta del loro numero 8, ossia Stevan Jovetic, una delle luci più raggianti dell’opaco campionato italiano. Un altro montenegrino, Stefan Savic sta confermando quanto appreso.
Dietro i 186 cm e un fisico mastodontico che, abbinato alla bruna criniera, quasi lo rende un dio greco, si cela una personalità altrettanto possente e indomabile. Quella di un ragazzo che, a soli 20 anni, ha deciso di lasciare i Balcani per inseguire un sogno con la palla al piede, affogando ogni preoccupazione concernente la possibilità di aver fatto il passo più lungo della gamba, nelle cifre dell’oneroso contratto che gli offriva il Manchester City. Per strapparlo al Partizan, Mancini pagò ai serbi un corrispettivo vicino ai 6 milioni di sterline (circa 7 milioni d’euro) assicurandosi così le prestazioni di colui che veniva definito come uno dei giovani difensori più talentuosi del panorama europeo. E infatti, il manager di Jesi non gli ha affatto lesinato fiducia schierandolo per ben 21 volte e preferendolo spesso ai più famosi (e pagati) Lescott e Kompany. L’apporto di Savic non è stato per la verità esaltante, a rovinare un rendimento tutto sommato vicino alla sufficienza sono i diversi errori commessi dal centrale montenegrino, come il goffo intervento contro il Tottenham che concesse (quasi un anno fa) il gol a Defoe e che rischiava di compromettere la partita, e il campionato per i Citizens.
Non sono mancati però i momenti lieti, il più felice è indubbiamente quello vissuto ad Ewood Park, dove il leone montenegrino ha ruggito dopo il poderoso stacco di testa che gli consentì di battere Robinson, il portiere del Blackburn Rovers. L’altro è quello del Villa Park, quando Savic vestì per l’ultima volta la maglia del Manchester City giocando il Charity Shield che la sua squadra vinse per 3-2 contro il Chelsea.
La partenza, inaspettata, per Firenze rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo per Savic, proprio mentre il suo collega Nastasic compiva il percorso inverso ed andava ad abbracciare Mancini. La decina di milioni ottenuta oltre al cartellino di Savic ha convinto anche i più scettici tifosi della Viola circa la convenienza dell’operazione e le ultime prestazioni del montenegrino lo stanno confermando. Dopo un inizio passato più in panchina che in campo, Savic si sta ritagliando uno spazio importante nell’undici di Montella e sta facendo il possibile affinché il nome di Nastasic resti un ricordo sfiorito nelle memorie dei tifosi fiorentini. La fisicità, il vigore e la discreta padronanza tecnica fanno di lui un buonissimo difensore, che forse a Manchester ha pagato a caro prezzo l’inesperienza e l’alta propensione alle amnesie difensive. Difetti che i doriani sperano di rivedere nell’ostico confronto col rapido e sgusciante Icardi che caratterizzerà uno dei diversi mismatch della sfida del Franchi.