2013
Eder: «Il “10”? Decisione di squadra, ma a me piacerebbe»
Il numero 10 è sintomo di grandezza e fantasia. Qualunque giocatore amerebbe indossarlo e Eder Citadin Martins è sicuramente tra questi; in particolare, il brasiliano è pronto al duello con Nenad Krsticic per l’ambita maglia, sebbene capitan Gastaldello abbia messo una buona parola per l’attaccante brasiliano. E Eder conferma la sua voglia di “10”: «E’ una decisione che non spetta a me, ma alla squadra – confessa ai microfoni del “Corriere Mercantile” – certo, a me piacerebbe». Dall’epoca dell’immatricolazione calcistica – stagione 1993/1994 – altri sette giocatori hanno messo il “10” blucerchiato sulle spalle. Fra questi, Mancini è stato sicuramente il più importante: «Sono troppo giovane per averlo visto giocare, quindi lo conosco solo come allenatore, ma so perfettamente quello che ha fatto per la Sampdoria – ribadisce Eder sul “Mancio” – ha scritto pagine insostituibili nella storia della società, ne sento ancora parlare dai tifosi. Credo sia stato davvero un numero 10 straordinario». Il suo successore fu Morales, che però fu sostanzialmente un flop: «Da quello che mi dici, ha giocato pochissimo nella Samp – risponde l’attaccante – forse arrivare a quel numero dopo Mancini non sarebbe stato facile per nessuno».
Infatti, nel post-“Mancio”, molti volevano ritirare quella maglia, ma Eder si mostra in disaccordo: «Ma non si può ritirare il “10”, si priverebbero tutti quelli che verrebbero dopo della possibilità di provare a fare meglio». Nel 1998, dopo il Mondiale francese, arrivò un certo Ariel Ortega: «Questo lo conosco eccome. Un grande campione, con numeri straordinari – pontifica il brasiliano – forse ha avuto qualche problema di carattere perché non ha fatto una carriera all’altezza del suo talento, pur giocando a lungo con il “10” anche nella nazionale argentina». Dopo di lui, arrivò quello che è stato un idolo dei tifosi della Sud, ovvero Francesco Flachi: «Ci ho giocato insieme nell’Empoli e posso dire che si tratta di una persona di grande valore umano, oltre che di un calciatore dal talento raro – racconta Eder, che ha passato tre anni e mezzo in Toscana – so che ha fatto molto bene alla Samp e ha lasciato un grande ricordo, sopratutto in termini di feeling con i tifosi. E’ giusto che sia rimasto un idolo, per quel che ha fatto e dimostrato».
Perso Flachi per qualche vicenda personale, a gennaio 2009 arrivò l’uomo di Firenze, Giampaolo Pazzini, a prendersi il “10” blucerchiato: «Un giocatore d’area spietato, con un pazzesco fiuto per il gol: se gli capita il pallone, difficilmente lo sbaglia – racconta l’attaccante – in questo ricorda il mio amico Nicola Pozzi, hanno lo stesso modo di interpretare il ruolo». Con la B, è arrivato invece Pasquale Foggia: «E’ stato uno dei giocatori fondamentali per la promozione, ha colpi da fuoriclasse e, se è in giornata, diventa incontrollabile – racconta il brasiliano – è stato anche un elemento di grande personalità, importante per il gruppo». Infine, l’anno scorso, il “10” è toccato a Maxi Lopez: «Ha vissuto una stagione sfortunata sul piano fisico, ma stiamo parlando di un campione dalle qualità incredibili – dice Eder, compagno di reparto dell’argentino nella passata annata – può dare molto di più di quello che gli abbiamo visto fare e spero per lui che torni ai livelli che gli competono». In conclusione, però, ci si chiede quale sia il “10” dei sogni di Eder: «Io sono brasiliano e non posso che rispondere Pelè».