2013
Quel maledetto pomeriggio d’agosto
A riprensarci, viene da sollevare le sopracciglia in segno di domanda. Eppure, quando li abbiamo visti sulle poltroncine di “San Siro” durante Milan-Samp di fine agosto, eravamo convinti che avrebbero portato qualcosa di importante per la causa blucerchiata. Invece, l’avventura di Enzo Maresca e Simon Poulsen è stato un grosso buco nell’acqua, una tela riempita solo di grigio, seppur con tonalità diverse fra i due. Un’avventura a cui c’è stata la parola fine grazie alla notizia secondo cui entrambi non saranno convocati per il ritiro di Bardonecchia: per chi aveva bisogno di una conferma delle loro partenze, eccola lì.
Nonostante tutto, rimane un po’ di amaro in bocca per come è andata. Enzo Maresca, ad esempio, è arrivato alla Samp su precisa richiesta di Ciro Ferrara e, nei primi tempi, ha anche fatto bene. Purtroppo, il vero problema per Maresca è stata la condizione atletica: in Spagna, non ti pressano molto. In Italia, invece, sì; inoltre, devi fare anche lavoro di marcatura sul trequartista avversario. Forse troppo per un giocatore che ormai aveva assimilato le movenze del calcio iberico, dopo aver trascorso sette stagioni in Liga tra Siviglia e Malaga. Poi è arrivato Rossi, che forse preferisce dei registi più cattivi e meno precisi (vedi Ledesma o Liverani tra Lazio e Palermo), e Maresca è stato tagliato. Inevitabile questa fine, specie dopo il caso-Twitter, con le dichiarazioni poco chiare del centrocampista a campionato ancora in corso.
Se l’avventura di Maresca è stata grigia, quella di Simon Poulsen può essere definita come incolore. Chi lo sa quale tela avrebbe potuto dipingere il buon Simon, quale tipo di contributo avrebbe potuto dare a questa Samp. Una Samp in difficoltà per tutta la stagione sulle fasce, specie su quella sinistra, dove il danese era venuto per giocare. Poi l’evenascenza di Estigarribia gli è stata preferita, senza un vero perché. Oppure, se c’era un perché, né Ferrara né Rossi si sono mai degnati di fermarsi un attimo a spiegarlo. Una cosa è certa: un giocatore non può essere bocciato in sette presenze, di cui solo due da titolare ed una per altro fuori ruolo (l’esterno offensivo a Palermo fu un capolavoro di indecenza tattica di Ferrara). Ora partirà sicuramente, anche perché alla Samp è visto come la scabbia ed una plusvalenza di pochi euro fa sempre comodo (come no).
Insomma, finisce l’avventura di quei due gentlemen che avevamo intravisto sulle poltroncine rossonere di “San Siro”. Speravamo che cambiassero il destino blucerchiato, ma forse ci saremmo accontentati di non vedere uno spreco del genere.