Gli Ex
Ex Sampdoria, Cassano ripensa al passato: «Ecco l’unico errore non rifarei più»
Il fantasista ex Sampdoria Antonio Cassano ha parlato del suo passato in blucerchiato e di diversi aneddoti: le sue parole
La storia di un attaccante forte e molto esuberante, una carriera rovinata da un litigio e una grande delusione. Si è parlato di questo e di molto altro nel podcast “Passa dal BSMT” dove l’ospite speciale è stato nientemeno che l’ex Sampdoria Antonio Cassano. L’attaccante, tra le altre, ex Real Madrid, Milan, Inter e Roma, ha raccontato molto del suo passato in Serie A. Ecco le parole dell’ex 99 dei liguri:
SULL’ERRORE CON IL PRESIDENTE: «L’unico errore non rifarei più la mancanza di rispetto nei confronti del presidente Garrone alla Sampdoria. Lui per me era come un padre, gli ho mancato di rispetto. Dopo due minuti mi ero pentito, ma il disastro ormai l’avevo fatto».
SU GARRONE: «Ero il giocatore più importante. La settimana prima di Inter-Samp, Garrone mi disse: “La prossima settimana c’è da ritirare la Rete d’Argento”, un premio come miglior giocatore della stagione precedente. Gli dissi che non volevo andare. Con l’Inter feci una gran partita. E il martedì Garrone tornò a dirmi del premio. Ma ero deciso a non andare perché non avevo voglia e poi c’era il concerto al Carlo Felice del mio amico Gigi D’Alessio. Poi Garrone venne a Bogliasco. “Antonio non ti parlo più da padre ma da presidente, devi andare”. Era su una sedia con le rotelle, non l’ho mai detto ma l’ho spinto, e ho iniziato a insultarlo. Lui è andato via tremando, ci è rimasto male. Ma dopo 20 minuti l’ho chiamato tre volte e mi aveva perdonato: ‘Tranquillo Antonio’».
SULLE CONSEGUENZE: «La sera ne parlò a cena con i figli. Loro detestavano il mio rapporto da figlio aggiunto con il padre e hanno preso la palla al balzo. Il giorno dopo mi fecero la rescissione del contratto e siamo andati in causa. L’ho persa, l’accordo era di dimezzare l’ingaggio e per me non era un problema. Ma poi c’era un cavillo: alla minima mancanza di rispetto verso chiunque, dal presidente al magazziniere, avrei dovuto pagare una clausola rescissoria di 20 milioni. Io ci ho pensato, sarei rimasto. Ma conoscendomi, che sono un cretino, ho pensato: “Vuoi che negli anni non mando a cagare qualcuno? Evitiamo che facciamo un bagno di sangue”. Andai al Milan. Ma prima della sua morte, con Garrone ci siamo chiariti e ci siamo riabbracciati. Il peso, un pochettino, me lo sono tolto».
SU GENOVA: «La città è bellissima, vivibile, si sta bene e c’è il mare. Io ci sto benissimo. I genovesi sono pesanti, veramente. È la città con più vecchi d’Italia, se fai qualcosa a Genova, te lo menano e te lo menano. L’unica cosa buona per me è che non mi rompono le scatole, sono con la puzza sotto al naso. Genova è bellissima sotto tutti i punti di vista, ma per fare i campi da padel, ci ho messo due anni. E questo no, e quello sì. Motivo? Non c’è motivo, hanno tanto di quel grano che possono vivere per dieci generazioni, però devono ro».