2013
“Cristopher” Obiang: «Lavoro per essere alla pari dei miei compagni»
Le vacanze sono quasi giunte al termine per i giocatori, pronti ormai a tornare in ritiro e a riabbracciare il clima di squadra. Così, Pedro Obiang ci racconta un po’ delle sue vacanze in un’intervista al “Secolo XIX”, spiegando un curioso aneddoto: si è fatto chiamare Cristopher dalle persone che ha conosciuto in vacanza. Un particolare rimedio contro la fama: «Tanta gente mi ha conosciuto con questo nome e qualcuno sarà ancora convinto di aver incontrato questo Cristopher – racconta Obiang – è la mia piccola bugia vacanziera. Invece, uno dei miei amici, quasi sempre con me, era Pedro, studente d’economia. Così, se per strada qualcuno chiama “Pedro”, si gira lui». Una furbata tipica di chi è giovane, anche se la vacanza è stata usata sopratutto per curarsi da un infortunio precedente: «Alle 8 iniziavo a lavorare a casa, l’obiettivo era rinforzare: caviglia, polpacci, quadricipiti. Alle 11 fisioterapia a Chiavari o in centro, dove mi segue il dott. Parodi, che ha lavorato con la Samp quando ero in Primavera – confessa lo spagnolo – Poi verso le 17 vado a Chiavari in palestra e la giornata si chiude alle 19 nella piscina di Rapallo. In acqua lavoro con meno fastidio».
Ci si chiede quali siano i problemi fisici di cui parla Obiang, visto che ha giocato fino alla fine del campionato: «Tutto è nato dall’intervento di Frey, nella partita di Verona contro il Chievo, alla caviglia destra. Me lo sono trascinato dietro un po’ per tutta la stagione. A volte ho anche rischiato un po’ a scendere in campo, però la voglia di giocare vince sempre e mi è andata bene – spiega il centrocampista blucerchiato – tuttavia, oltre ai lavori preventivi e alle terapie che ho fatto a Bogliasco durante la stagione, in questi giorni ho fatto lavoro personalizzato per ripresentarmi alla pari con i miei compagni. Mi sento un po’ ai lavori forzati: certe sere, le gambe mi fanno male e faccio fatica a salire le scale. Però devo dire che sono stato abituato alla cultura del lavoro e della sofferenza fin dai tempi della Primavera». Il mercato non sembra interessare molto Obiang: «Non lo seguo, ma i miei amici mi tengono aggiornato. So che si parla di Gabbiadini e Paulinho e che Sansone è rimasto». Tornerà anche un vecchio amico, Vasco Regini: «L’ho conosciuto nella Primavera di Aglietti: ho dei bei ricordi. Siamo rimasti in contatto. – prosegue Obiang, 34 presenze la scorsa stagione in campionato – La prima volta ci siamo incontrati nello “sgabuzzino” dove si cambiano i più giovani. Ricordo che aveva preso la patente da due giorni. So che a Empoli ha fatto bene, ora gli tocca l’esame Serie A».
Su Zaza, invece, c’è qualche dubbio in più: «Ogni tanto mi sento anche con lui, però ultimamente non parliamo molto di calcio. Non so se torna, sono scelte sue». Invece, su Andrea Poli, Obiang sembra più possibilista: «Ha assaporato nell’Inter l’atmosfera di una granda. Ha fatto un’ottima stagione con la Sampdoria. Le ambizioni esistono per tutti e sono comprensibili. Ci sono giorni – racconta il mediano, numero 14 – in cui passa possibilità e lì ci devi pensare. Poi magari fai un giro di 360° e vedi quali certezze ti porta. E se vedi che queste certezze sono poche, magari scegli di tenerti quelle che sei sicuro già di avere». Obiang dimostra di non aver sentito neanche la dichiarazione dei “sette pilastri” del presidente Garrone: «No, me la spieghi… fa piacere. Vuol dire tanto per me, che sono partito dagli Allievi. Basta che il pilastro non lo debba portare sulle spalle, che non ce la faccio». L’Under-21 spagnola, intanto, ha detronizzato l’Italia senza Obiang: «Ho festeggiato da una parte, ma dall’altra mi sono detto che nessuno penserà più a convocarmi. Hanno fatto bene a non considerarmi – dice onestamente il ragazzo – perché la squadra si è dimostrata molto forte. Ci sono tanti giocatori che farebbero bene. Uno su tutti: Ruben Pardo, centrocampista centrale». Da sostituire con Krsticic, forse: «No, Pardo al centro, Nenad a destra ed io a sinistra».
Rossi pensa al modulo e potrebbe passare ad un centrocampo a quattro, se Poli non dovesse rimanere: «L’allenatore conosce perfettamente le nostre caratteristiche tecniche, sono certo che in base a quelle farà le scelte migliori». Un occhio anche alla Confederations Cup, dove la Spagna sfiderà l’Italia. Su chi farà il tifo, Obiang stupisce tutti: «Tiferò Italia, stavolta. Perché finché la Spagna continua a battervi chi, come me, gioca in Italia, è penalizzato. Perché il calcio italiano viene considerato poco – spiega il centrocampista – e un po’ a ragione. Solo Borja Valero ultimamente ha fatto bene, ma perché la Fiorentina gioca un po’ alla spagnola. Quando sono stato chiamato dall’Under-21, mi sono accorto della differenza tra i due calci. La palla là gira veloce, non ci sono ruoli fissi. Io che ero abituato al mio posto, non vedevo boccia. Il mister mi diceva: «Dai e vai». In Italia è importante trovare subito le punte, lì non è così. Devi far scorrere la palla e poi le punte le trovi. Italia-Spagna sarà: tattica contro “dai e vai”».