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Nicolini: «Campionato, acquisti e cessioni della Sampdoria. Vi dico tutto» – ESCLUSIVA
Enrico Nicolini, ex giocatore e ora collaboratore della Sampdoria, ha parlato in ESCLUSIVA ai nostri microfoni. Le dichiarazioni
Enrico Nicolini, ex giocatore della Sampdoria e oggi collaboratore, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di SampNews24 per analizzare diversi temi in casa blucerchiata ma toccando anche temi legati alla Serie A e all’Europeo2024. Le sue dichiarazioni:
Tu hai vissuto in prima persona una promozione in Serie A con questa maglia. Cosa è mancato alla squadra dello scorso anno per raggiungere la promozione?
«E’ mancata sicuramente la continuità dei risultati e nelle prestazioni. C’è stato un corollario di partite belle, e uno di partite particolarmente brutte con un’alternanza incredibile e questo, evidentemente, c’è stato perché purtroppo la squadra era molto giovane e non non si capiva bene quale fosse l’obiettivo principale. Eravamo partiti pensando che fosse un anno di transizione, poi strada facendo ci si è accorti che, in fondo, anche il campionato poteva permettere anche qualche illusione e noi abbiamo cavalcato l’onda e siamo arrivati in fondo. Anche se poi, devo dire la verità, rispetto alle squadre che ci precedevano, andavamo molto bene dal punto di vista qualitativo e quindi, facendo la comparazione sul calcio del passato, che è cambiato, adesso tutti giocano a zona mista. Ora, grazie a Gasperini, c’è un un cambiamento di tendenza e si va verso un calcio un po’ più antico. Ecco, c’era la ricerca dei due individuali però il mio calcio era completamente diverso. Insomma era fatto di agonismo. C’era più permissività. Insomma, una scarpata ce la facevano passare, forse anche due. Adesso al primo fallo c’è il cartellino. In sostanza è un calcio diverso sia dal punto di vista tecnico che da quello agonistico, anche se adesso, c’è questa ricerca di fisicità. Lo vedo con delle squadre che hanno dei giocatori con gran fisici, soprattutto il Venezia. Sicuramente è tra le squadre più dotate fisicamente sia per quanto riguarda la struttura che per la gamba, hanno gente che corre, che ha gamba. Insomma oggi il calcio è molto fisico anche se poi io rimango dell’idea che la qualità dei singoli giocatori è quella che poi ti permette di arrivare in fondo e vincere».
Si parla sempre di più del tandem Tutino-Coda, è la scelta giusta per andare avanti o bisognerebbe valorizzare maggiormente elementi già presenti nella rosa blucerchiata?
«Allora, Coda e Tutino, strutturalmente, non presentano il top della dell’integrazione tra un calciatore e l’altro. Perché entrambi gradiscono giocare con caratteristiche diverse. Là davanti nessuno dei due cuce il gioco. Diciamo, ad entrambi piace finalizzare e stare nei sedici metri finali. Però, per la categoria, sono due grandi giocatori e quindi garantirebbero veramente un numero di gol impressionante in questa categoria. Ovviamente, il lavoro dell’allenatore ed il gioco dell’anno scorso secondo me verranno un po’ accantonati perché, con due giocatori così, o giochi con il 4-4-2 e, oppure se vuole giocare a tre dietro deve giocare con il 3-5-2. Insomma non può giocare diversamente. Poi c’è Pedrola! Pedrola dove lo metteresti? Nel momento in cui lo recuperi, dove lo metti? Qualche problema da questo punto di vista lo può creare no? Perché, onestamente, che Tutino e Coda possano giocare con il 3-4-3 o il 3-4-2-1 di Pirlo penso che sia difficile. Pirlo non può far giocare in quel modo due giocatori con le caratteristiche di Tutino e Coda. Quindi il problema non sarebbe tanto la coesistenza tra i due quanto il modo di giocare. Inoltre in organico hai un giocatore come Pedrola che non so se si adatterebbe a fare anche la seconda punta come faceva Esposito per esempio. Quindi il modulo rispetto a quello dell’anno scorso andrebbe cambiato».
L’arrivo di Accardi nel ruolo di direttore sportivo ha già apportato molti cambiamenti e ha affermato e dimostrato di avere le idee chiare. È lui l’uomo che serviva alla Sampdoria o sarebbe stata preferibile qualche altra opzione?
«Per dare dei giudizi in questo momento è difficile in quanto c’è ancora tutta la campagna di calciomercato davanti. Sappiamo benissimo, com’è la situazione in casa Samp, quindi qualsiasi direttore sportivo avrebbe trovato difficoltà oggettive per fare mercato. Però, se lo valutiamo per quello che è stato fatto fino a questo momento, la sensazione che ho è che sia un direttore sportivo molto giovane, con le idee molto chiare e che vada dritto al sodo e che sappia identificare i ruoli da coprire. Devo dire la verità, le cessioni di Verre, Askidsen, Conti che, comunque, sono state operazioni importanti non ce lo dimentichiamo, e quindi hanno permesso alla Samp di rientrare di qualche Euro. Diciamo che i giocatori che sono stati presi e che si prenderanno dimostrano che c’è un idea chiara di quello che i vuole fare: Romagnoli, Coda, Tutino tanto per dire, vuol dire che comunque hai le idee chiare su chi devi prendere e soprattutto di quali caratteristiche hai bisogno. Poi se non ne prendi uno ne prendi un altro perché magari preferisce un altro posto, ha dei costi diversi che non puoi permetterti… Però sembra che Accardi stia lavorando davvero con lungimiranza e con e soprattutto con le idee molto chiare».
La Sampdoria ha perso alcune pedine importanti come Stankovic, Ghilardi, Darboe, Esposito e Facundo Gonzalez; come dovrebbe muoversi sul mercato per sopperire a queste mancanze?
«È chiaro che sono andati via dei giocatori di valore, ne cito due: Stankovic su tutti ed Esposito ma per gli altri onestamente e con tutto rispetto dei dei giovani, di Facundo, di Ghilardi eccetera penso che si possono sostituire in modo più che adeguato e quindi, da quel punto di vista, mi preoccupo poco. Poi è chiaro che se arriva Tutino dopo Coda insomma Esposito di certo non lo dimentico, però è più facile farne a meno. Ecco in questo modo mi viene più facile dimenticarlo senza scordarci che comunque Esposito, pur facendo un ottimo campionato, ha messo in evidenza delle problematiche fisiche che spesso e volentieri e non gli hanno permesso di di giocare. Quindi bisogna stare molto attenti al giocatore che si andranno a prendere. Perché la Sampdoria l’anno scorso ha pagato molto questi infortuni e l’integrità fisica stessa dei giocatori. Alcuni di questi erano già nella rosa, come Ronaldo Vieira, quindi deve avere prendere giocatori, sani e chiaramente bravi, ma ripeto, sani e che non vengono da infortuni o da lunghi periodi di inattività. Bisogna partire bene e non fare come l’anno scorso. Non ci dimentichiamo il pessimo inizio di quel periodo (quattro sconfitte in casa) che ha influenzato tutta la stagione. Quindi bisogna partire subito col piede giusto. Bisogna partire con l’acceleratore; e chiaro, uno potrebbe obbiettare: “si ma la partita con il Frosinone è difficile”,”ci sono partite difficili all’inizio”, ma l’importante è dimostrare che la squadra sia all’altezza e sappiamo tutti che il risultato è dettato da situazioni contingenti: da una parata da parata del portiere, da un episodio contestato dall’arbitro… Quindi è cruciale portare da subito la Sampdoria tra le squadre importanti».
A seguito delle retrocessioni di Salernitana, Sassuolo e Frosinone il livello della Serie B si alzerà rispetto allo scorso anno? E quali sono le squadre favorite per la promozione?
«Ma guarda assolutamente no. Io non credo che sia cambiata o che sia aumentata la qualità del torneo, perché comunque la serie B, come è noto, le squadre che che retrocedono potenzialmente sulla carta sono quelle che hanno più i favori del pronostico per ritornare in Serie A però non succede sempre che si ritorni immediatamente in Serie A. Quindi comunque sono tra le candidate e in più ci aggiungerei quelle che hanno fallito di poco la promozione come la Cremonese, il Palermo e la Sampdoria, ovviamente, la metto all’interno di questo gruppo di squadre, però non credo che qualitativamente il campionato sia peggiore dell’anno scorso. Non penso quindi che sia migliorato, almeno per la Sampdoria. Ci saranno le stesse difficoltà già incontrate lo scorso anno. Ci saranno quelle squadre che lotteranno. Io faccio un calcolo numerico: la Samp per vincere il campionato o per andare in Serie A deve fare 17 punti in più rispetto all’anno scorso (quelli che ci hanno distanziato dalla seconda). Quindi deve fare cinque vittorie in più e 5 sconfitte in meno. C’è poco da fare. Quindi si lavora su quei numeri lì. Se riesci ad ottenere questi risultati sicuramente sarai una delle più serie candidate a vincere il campionato».
Per quanto riguarda invece la Serie A, continuerà il dominio dell’Inter o la strada dei nerazzurri verso il 21° scudetto sarà più ripida?
«L’Inter non penso che riuscirà a ripetere i numeri dello scorso anno che che sono stati giganteschi. Le inseguitrici, lo scorso campionato, avevano il freno a mano tirato. Però ha cambiato poco, se non qualche rinforzo, mentre le altre stanno prendendo un mare di giocatori come ad esempio la Juve e il Milan che sulla carta sono le alternative. Prima che si mettono apposto penso che qualche problemino ce lo avranno. Tuttavia penso che l’Inter sia ancora in grado di essere la migliore e di portare a casa un ulteriore scudetto seppur non con gli stessi numeri dello scorso anno. Ovviamente l’augurio è che ci sia più competitività. Come ad esempio il Napoli che potrebbe tornare lo squadrone di due anni fa. E penso che si accorceranno un po’ le distanze».
Un ultima domanda, questa volta sulla Nazionale: a cosa è dovuto il fallimento degli azzurri? Cos’è che non ha funzionato nelle idee di Luciano Spalletti?
«Secondo me il problema è la squadra. Onestamente, è una squadra con dei limiti tecnici notevoli. Abbiamo pochi giocatori di livello internazionale. Posso dire Donnarumma, Barella, mettiamo dentro anche Calafiori perché ha fatto due partite bene e che ha un grande mercato. Però insomma ha pochissimi giocatori di talento e questo è la prima cosa. E poi secondo me c’è stata la gestione di Spalletti che è stata molto personalizzata. Cioè si è cercato molto di creare un personaggio e dimenticandosi che poi, alla fine della favola, i veri protagonisti sono i giocatori. Non mi è piaciuta né la comunicazione né la gestione. Questo può avere inciso. Inoltre, da quello che si dice e che si evince, non è stato creato un bel gruppo. Senza un bel gruppo e non avendo qualità e non vai da nessuna parte. Ecco diciamo che le grandi imprese dell’Italia come quella di Mancini, quella di Marcello Lippi e quella di Bearzot sono state legate da una una gestione quasi paternalistica. Una gestione familiare dove l’importante era volersi bene e dare tutto per andare contro tutti e onestamente mi sembra che qua la squadra sia andata solo contro l’allenatore».
Si ringrazia Enrico Nicolini per l’estrema cordialità e gentilezza mostrata nel corso dell’intervista.