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Fiorella: «I tifosi mi hanno fatto innamorare del calcio. Vidal? Vi spiego»
Sampdoria, le parole di Raffaele Fiorella sull’attuale situazione societaria dei blucerchiati
Parlando ai taccuini dell’edizione genovese de La Repubblica, Raffaele Fiorella, amministratore delegato della Sampdoria, ha parlato della situazione societaria del club e dei ricorsi presentati da Gianluca Vidal. Queste le sue parole:
CALCIO – «Non ero un gran frequentatore di ambienti come gli stadi, mi sono abituato in fretta. Con la stessa velocità mi sono innamorato del mondo del pallone, guardando i nostri tifosi sulle gradinate che cantano sempre e non smettono nemmeno per un secondo di sostenere la squadra. A me, durante una partita, quando vedo un errore verrebbe da borbottare, mentre loro invece pensano solo a incitare la squadra, senza critiche o disappunto. Mia moglie poi si è innamorata della Samp, è diventata la prima tifosa. Siamo andati insieme a Cittadella, gliel’ho proposto io e subito ha accettato: trasferta fortunata, vista la vittoria.»
RICORSO VIDAL – «Causa Vidal? Rischiamo poco o nulla sul piano sostanziale, è evidente però il disturbo sul piano dell’immagine. In estate ci fu il ricorso al tribunale di Genova, che ci diede ragione alla fine, ma che turbò un poco l’ambiente. Ora avviene la stessa cosa da Vidal a Milano, il ricorso è identico al precedente se non per l’aggiunta del sequestro delle azioni. I ricorsi in verità sono due, promossi sempre da Vidal e avvenuti durante il mercato invernale. Come se si volesse danneggiarci in periodo di trattative, visto che da fuori diamo immagine di debolezza rispetto ad altri club. C’è il rischio di una perdita economica, è evidente, ma queste mosse non influenzano gli investitori. Certo, magari sono un po’ spaventati o infastiditi, ma non smettono di darci fiducia. Ad esempio: hanno comunque dato i 6 milioni necessari per gli stipendi federali da onorare entro il 16 febbraio. Non metterebbero soldi nelle casse del club per tenerlo in vita, se temessero il peggio. Perché non parliamo di prestiti, sono investimenti di chi crede fermamente nel progetto Sampdoria: non farebbero iniezioni di liquidità, se avessero paura di perdere il capitale.»
DISTURBO – «Si tratta per lo più di azioni di disturbo all’attività di impresa. La gente sente parlare di tribunali e si preoccupa, ma i nostri investitori sono, per fortuna, “fedeli”. Da mesi sono gli stessi, garantiscono solidità finanziaria. Senza contare quelli che sono interessati ad entrare: come diceva Manfredi, la Sampdoria è appetibile più che mai. Ovviamente queste azioni legali frenano gli investitori, ma senza queste manovre di disturbo la coda degli interessati ad investire nella Samp sarebbe molto più lunga.»
SEQUESTRO DELLE AZIONI – «Il sequestro delle azioni? Non creerebbe problemi, se non quello di destabilizzare l’ambiente e rendere gli investitori più rigidi. Nessuno comunque si ritirerebbe, anche se non conviene mai tirare troppo la corda: comunque, siamo pronti ad affrontare il 28 febbraio con ottimismo e serenità.»
ACCORDI – «Accordo prima dell’udienza preliminare? Sinceramente, non credo ci siano i margini di manovra necessari affinché ciò avvenga.»
PIANO ECONOMICO – «Sul piano economico, grazie ai nostri investitori, siamo coperti per finire la stagione e iniziare quella successiva. Questo nonostante la struttura sovradimensionata rispetto alla Serie B, come il monte ingaggi più alto del torneo. Comunque, non cerchiamo investitori per sopravvivere, ma per essere più solidi e ambiziosi nel futuro.»
PROGETTO – «A prescindere dalla promozione immediata, siamo solidi. L’approdo in Serie A da quest’anno sarebbe il piano principale, ma il piano B è quello di rimanere un paio d’anni in cadetteria. I proprietari, oggi, vedono valori inespressi e vanno avanti finché non recuperano; da tifoso, prima torniamo in Serie A e meglio è, per la storia di questo club.»
PLAYOFF- «Playoff? Cercheremo di andarci, non appena avremo recuperato gli infortunati potremo fare un bel finale di campionato. Così sarà come ricominciare da zero, e tutto può succedere. Perché non crederci?»