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Pedone: «Sampdoria, trova continuità. Tifosi? Eccezionali»
Pedone, ex calciatore della Sampdoria, ha esaminato la situazione dei blucerchiati. Gli aneddoti sul passato e il futuro
Francesco Pedone, ex calciatore e allenatore delle giovanili della Sampdoria, ha fatto una disamina sul momento dei blucerchiati. Le parole a Frequenze Blucerchiate su Radio Music for Peace.
AVVENTURA SASSUOLO – «Il mio percorso è stato al contrario rispetto a molti miei colleghi. Ho iniziato a fare il collaboratore con Walter Novellino, con Walter Zenga e in parte con Sinisa Mihajlovic. Ho fatto gavetta con i grandi. Quando mi richiamarono Riccardo Garrone e Beppe Marotta non ho potuto che accettare e ho iniziato a lavorare con i ragazzi. Poi gli anni alla Juventus e oggi sono nel settore giovanile del Sassuolo dove si punta tantissimo sui ragazzi per portarli in prima squadra».
MONDINI – «Luca Mondini è con me al Sassuolo, che fu alla Sampdoria all’epoca di Bellotto. Devo dire che quando sono arrivato a Sassuolo ho trovato una colonia blucerchiata tra staff medico, fisioterapisti, ci sono tanti ex Sampdoria. Anche Sacchetti è con me».
SETTORI GIOVANILI – «Nei settori giovanili il riflesso della prima squadra, a livello di mass media, tipo alla Juventus che ha tantissimi tifosi in tutto il mondo, si sente meno. Quello che fa più differenza è la programmazione e la filosofia che la società dà al settore giovanile. La differenza tra i vari club è quella, più che il bacino di utenza o il seguito dei tifosi. L’Empoli, Atalanta, Como, che hanno società con un appeal ridotto alla loro zona geografica, hanno comunque tanti giovani che escono dal settore giovanile».
IL PASSATO – «Sono un appassionato e amo il calcio. Mi piace guardare le partite ed è normale che la Sampdoria, dopo 13 anni ho vissuto nel club, la segua. Sono anche di Genova, è logico che il mio cuore sia qui. Quest’anno l’ho seguita, ho visto qualche partita, devo dire che rispetto ai miei anni sono tempi diversi. L’anno in cui sono arrivato io la Sampdoria arrivava da un momento difficile, con l’arrivo dei Garrone che avevano preso la società, con Marotta e Novellino. Fu costruita subito una squadra di livello alto, con giovani di qualità tipo Gasbarroni e Palombo, ma c’erano anche giocatori che avevano un ceto peso ed esperienza. Dunque calciatori abituati alla categoria. Quando hai giocatori di questo tipo, è logico che sia più facile trascinare e consigliare i giovani. Quegli anni lì c’era questo mix importante e ha permesso di vincere il campionato facilmente».
YANAGISAWA – «Mi ricordo che quando arrivò lui, andammo a Moena in ritiro e il mister, sapendo che ero quello più esperto, quello che teneva le fila dello spogliatoio, mi disse: “Ciccio tu vai in campo con Yanagisawa e gli spieghi un po’ tutte le cose”. Devo dire che come persona era il massimo, educato, rispettoso, voleva imparare e dare tutto. Normale che le difficoltà erano relative alla lingua, era difficile per lui ambientarsi. In campo è normale la differenza da dove giocava prima. Si impegnava, ma non ha lasciato il segno. Erano i primi giocatori che arrivavano dai paesi asiatici».
STAGIONE SAMP – «La cosa che mi è saltata più all’occhio di questi mesi è la continuità che manca. Ci sono stati alti e bassi che possono anche essere normali dopo tanti cambiamenti a livello societario e non. O sei così forte come rosa da poter sbagliare approccio a qualche partita, se no qualche alto e basso è normale. La continuità però è la strada da dover percorrere. Penso che le possibilità ci siano, ma è una questione di squadra e solidità. Bisogna anche sapere cosa fare in campo in tutte le fasi della gara. Bisogna leggere bene le partite e capire quali sono i momenti per accelerare e rallentare. Queste cose le acquisisci con il tempo e con l’esperienza. Serve solidità».
GIOVANI – «Pirlo può avere le più belle idee del mondo, ma i giovani devono sapersi prima costruire una mentalità. La cosa più difficile da trasferire è quello ai ragazzi. La mentalità ti dà la forza, la serenità, ti permette di superare i momenti difficili. È normale che con i giovani sia più difficile. È logico che il talento aiuta, ma la mentalità, il carattere lo si costruisce con il tempo. Quando hai in squadra tanti giovani loro guardano quelli con maggiore esperienza, ma ci vuole tempo e qualche errore è perdonabile. Capisco però che per una società come la Sampdoria sbagliare fa male».
TIFOSI – «A Modena vanno tremila persone, penso che per un giocatore sia il massimo. È una bella cosa. Noi avevamo lo stadio sempre pieno. I calciatori lo sentono il calore e l’entusiasmo e questo gli può dare solo che forza e coraggio».
MODENA – «Non è una partita spartiacque, il campionato è lungo. Il Modena sta andando bene, ha appena vinto una partita importante sebbene fortuita a Catanzaro. Però sta andando bene. Se il Doria dovesse trovare il risultato questo potrebbe essere un bel segnale e un bel volano di energia per lavorare bene. Mi auguro veramente che questa partita qui venga presa nel modo giusto. Sarebbe un bel colpo portare a casa i tre punti».
ANEDDOTO – «Con la Sampdoria sia da giocatore che da allenatore i ricordi sono tantissimi e quasi tutti positivi. Forse l’unico negativo è che siamo andati male ai gironi di Champions League con il Werder Brema, questo è l’unico ricordo che mi ha fatto stare male. Forse è l’unico che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Quel gol lì ci ha ammazzato tutti. Meritavamo di vincere. Di positivo posso dirvi è che ho fatto la mia ultima partita da professionista con la Sampdoria, contro la Roma e ho finito sul campo con la fascia di capitano. L’anno dopo mi sono ritirato e ho iniziato una nuova vita. Farlo sotto la Gradinata Sud con mia figlia sulle spalle è stata la gioia più grande. Ho la foto a casa».