2013
Wszolek: aspettatevi un iconoclasta. Rifiutò l’Hannover dicendo: «Non sono una prostituta»
Nello sport e nel calcio in particolar modo, la prassi delle frasi di circostanza e di un buonismo quasi robotico fa da padrone nelle interviste degli atleti. Destano dunque scalpore, interesse e, spesso, anche simpatia gli esempi di chi invece dice la sua senza troppi peli sulla lingua. È il caso di Pawel Wszolek, l’ala polacca vicina alla Sampdoria, che a gennaio fu ad un passo dal vestire la maglia dell’Hannover 96. Schamdtke, il ds dei tedeschi, era volato in Polonia per definire l’accordo con l’ormai ex Polonia Varsavia e Wszolek era poi atteso in Germania per sostenere le visite mediche e mettere la firma sul contratto.
Tutto normale, ma solo apparentemente. Wszolek non gradisce il fatto che il suo agente e il suo club abbiano chiuso l’accordo senza averlo informato sui dettagli e così cambia idea, decidendo di non andare in Germania e di rifiutare così l’allettante proposta di Schmadtke. «Mi sentivo come una prostituta venduta in Occidente» rivelò il polacco, che rifilò un secco due di picche ai tedeschi perché: «Non c’era più nulla da negoziare, era tutto già fatto: dovevo solo firmare». Da Hannover la delusione di non esser riusciti a contattare nemmeno telefonicamente il giocatore e la convinzione di aver perso una grande occasione, come ammise l’allenatore Slomka: «È un peccato che non abbiamo potuto ingaggiare un giocatore così talentuoso». Ma anche la stizza di Schmatdke, che definì il suo comportamento «gravissimo, inaccettabile» e che poi dichiarò di voler intraprendere un’azione legale contro il polacco.
Insomma, dietro quel cognome che sembra un codice fiscale e quelle buone qualità tecniche che trapelano dai video che già impazzano sulla rete, c’è una personalità indomabile, unconventional: un iconoclasta.