Hanno Detto
Stankovic: «La Sampdoria è sempre stata nella mia vita. Mi sono affezionato al club»
Dejan Stankovic ha espresso le proprie considerazioni sui primi mesi vissuti alla Sampdoria: le dichiarazioni del tecnico serbo
Dejan Stankovic si è concesso alle telecamere di DAZN per ripercorrere i primi mesi vissuti sulla panchina della Sampdoria. Il tecnico serbo ha raccontato il difficile momento sportivo ed economico del club, soffermandosi sia sulla morte dell’amico fraterno Sinisa Mihajlovic sia sui ricordi passati dei blucerchiati.
STELLA ROSSA E SAMPDORIA – «Ci sono ricascato di nuovo. Forse arriverà con l’esperienza, ma per adesso sono questo. Mi sono affezionato così tanto ai giocatori della Stella Rossa, che erano come fratelli minore. Ogni partita soffrivo tanto, stavo male. Dicevo: “La prossima volta spero di non affezionarmi così perché mi permetterà di essere più lucido”. Ci sono ricascato. mi sono affezionato alla piazza, a tutti quelli che lavorano qui, persone straordinarie che porto nel cuore dopo quattro mesi».
MOMENTO – «Io rispetto i giocatori perché, non nascondiamoci, la situazione non è felice. Lo sappiamo tutti. Loro cercano ogni partita di dare tutto, qualcuno anche oltre le proprie possibilità per uscire con la testa alta, chiedo loro solo quello, umiltà e coraggio».
CORAGGIO – «C’è un detto in Serbia: “C’è qualcuno che molla quando le cose diventano difficili e c’è qualcuno che parte quando le cose sono difficili”. Io sono nel secondo gruppo. Perché trasmetto coraggio? Perché dico sempre la verità, sono diretto. Quello che avevo da dire l’ho detto ai miei superiori e rimane lì, poi si va sul campo a lavorare, si volta pagina invece di piangere e si cerca la soluzione. Sto lavorando per dare una gioia, per essere tutti insieme. A festeggiare, soffrire, scrivere nuove pagine. Non voglio pentirmi di non aver dato tutto».
FERRARIS – «Dal campo i tifosi sembrano molto vicini, dagli spalti noto la distanza. Ma per noi sono sempre vicini. Stiamo lavorando per cercare soluzioni, non mi metto a piangere e con orgoglio cerco di difendere la nostra fortezza e di vincere qui la prima partita. La prima vittoria, il primo gol a Marassi come allenatore. È il minimo che posso regalare ai tifosi».
STORIA DELLA SAMPDORIA – «La Sampdoria ha rappresentato un segno importante per me. C’erano Boskov, Mihajlovic, Vialli, Mancini. Una generazione che ha portato il club fino alla finale di Coppa dei Campioni, perdendo sfortunatamente all’ultimo minuto. C’era anche la cultura della Serbia portata verso la Serie A e i colori della Sampdoria».
MIHAJLOVIC – «Ho parlato sempre con lui, era il mio punto di riferimento. Mi diceva: “Vai tranquillo, andrà tutto bene”. Le scelte le facevo io, lui mi tirava le orecchie e dava consigli. Mi rimproverava quando sbagliavo, era un fratello. Il dolore è immenso, prego tutte le notti che Dio conceda alla sua famiglia la forza di andare avanti. Io ho fatto parte della sua vita, sono fiero di questo e tengo tutto dentro».