Hanno Detto
Lanna: «Cessione Sampdoria? È da giugno… I soldi non ci sono, ma resto fiducioso»
Marco Lanna, presidente della Sampdoria, ha fatto il punto sulla cessione, il futuro del club e la partita contro la Roma: le sue parole
Marco Lanna, nella lunga intervista a Il Messaggero, ha fatto il punto sulla cessione della Sampdoria, sulla partita contro la Roma e sul futuro del club con Dejan Stankovic. Le sue parole.
TUTTOFARE – «Sì, magari anche l’allenatore: spiegare come si marca un attaccante in area. Ho pure il patentino, quasi quasi…».
INCARICO – «Una patata bollente? Una patatona. L’ho fatto per passione e per amore della Samp e sono contento, ma ogni giorno ce n’è una e non è facile. Aspettiamo compratori, sì. Quando sono arrivato mi era stato assicurato che entro giugno, con la salvezza, sarebbero arrivati. È ottobre…».
SOLDI – «Al momento i soldi non ci sono. Da quello che so, gli arabi li metteranno. Poi, magari non arriveranno o arriveranno chissà quando, non posso saperlo. Noi stiamo facendo il possibile, quasi a costo zero, per restare in piedi. Mi chiedo: perché si è messo in piedi questo circo se poi non vogliono comprare il club? Per farsi pubblicità? Non avrebbe senso. Quindi sono fiducioso».
MODELLO – «Mantovani. Persona raffinata, di classe, uno che ha costruito una Samp formato famiglia, persone che a distanza di anni ancora si vogliono bene e si frequentano. Uno che non alzava mai la voce e aveva stile. Il tifoso della Samp era orgoglioso e si riconosceva in Mantovani. Un uomo che trasmetteva dei valori. Per dirne uno: avrebbe ceduto il club solo perché i tifosi, dopo la partita scudetto contro il Lecce, avevano fatto invasione».
OBIETTIVO – «Riportare entusiasmo e in parte qualcosa è stato fatto».
MOURINHO – «Non potendo prendere José, abbiamo scelto il suo allievo, Stankovic (sorride)».
ROMA – «Mi parlano di una società top, sotto tutti i punti di vista, non solo per gli investimenti. I Friedkin dimostrano di avere gli attributi grandi così».
STRANIERI IN ITALIA – «Il calcio ha bisogno di soldi e chi ne ha investe da noi. Qui si spende meno e si può guadagnare, soprattutto con gli stadi. In Inghilterra, si incassa tanto ed è vero, ma gli investimenti sono più alti».
ROMA E GENOVA – «Le due tifoserie, per passione e attaccamento alla squadra, si somigliano. Ma a Roma c’è una pressione diversa. Le radio fanno tendenza, e non ci sono solo quelle, noi abbiamo due giornali, un paio di programmi televisivi e stop».
RICORDI – «Di sicuro la seconda, al di là dell’episodio nel derby. A Roma sono stato bene, ho conosciuto grandi giocatori, un personaggio fantastico come Mazzone, ero uno dei protagonisti di una difesa molto forte e facevo parte di un gruppo che ha avviato la splendida carriera di Totti. Peccato non aver vinto, ma per fortuna Sensi poi ci è riuscito e lo ha meritato. Io prima di venire a Roma vivevo a Genova con i miei genitori, non avevo esperienze esterne. Poi è morta mia mamma e mi sono trovato a gestire da lontano mio papà che era da solo. Non ero sereno. Superato quel momento, sono stato bene».
DERBY – «Resta ma non ci penso più. Sono dinamiche del calcio».
GIAMPAOLO – «Non è riuscito a lavorare sul suo calcio. Era una Samp disorganizzata, come se non fosse guidata da lui, la cui forza è sempre stato l’ordine tattico».
STANKOVIC – «L’allievo di Mou, appunto. Ecco, ci serviva uno così: comunicativo, grintoso, leader. Come il suo maestro José».
VILLAR – «Credo molto in lui. Molto tecnico, non è un lottatore. Ecco, se migliora questo aspetto, ci potrà dare una grossa mano».
ALIBI NO – «Al calciatore non deve mancare nulla per rendere al meglio. Non mancava niente e noi all’epoca della Roma, non manca nulla a questi ragazzi. Quindi, niente alibi. A Marassi contro i giallorossi ci saranno 20 mila persone: pensiamo a fare risultato».