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Ferroni: «Sampdoria? Complicato invertire la rotta»
Mauro Ferroni, doppio ex di Sampdoria-Hellas Verona, ha fatto il punto sul match in programma al Ferraris: le sue parole
Mauro Ferroni, doppio ex di Sampdoria–Hellas Verona, ha fatto il punto sul match in programma al Ferraris: le sue parole a La Repubblica.
PASSATO – «La passione rimane sempre. Otto anni a Genova non si dimenticano, compagni come Lippi, Arnuzzo, Bedin, Maraschi, Chiorri, Mancini, un presidente come Mantovani. Resta un bel ricordo ed una splendida tifoseria, che mi ha voluto bene».
SAMPDORIA – «La Sampdoria ha avuto delle difficoltà. Non è partita bene e non è facile invertire subito la rotta. Il cambio di allenatore è sempre un fattore, a volte serve tempo per trovare la giusta quadratura».
CAPRARI – «Con Tudor sta facendo bene, come tutti, ma la vera difficoltà è mantenere un rendimento costante. Certamente Verona è un ambiente ideale e può essere la situazione giusta per fare vedere le sue indubbie qualità, ma prima di poter dare giudizi occorre attendere almeno un campionato intero».
SALVEZZA – «Prima di tutto c’è da centrare la salvezza. La classifica è molto corta, con due vittorie ti ritrovi a metà plotone. Bisogna, però, mettere fieno in cascina, perché poi si fa fatica a risalire. Quest’anno prevedo battaglia per salvarsi, senza vittime predestinate, con matricole arcigne. Sarà importante il mercato di gennaio, perché basta poco per cambiare i rapporti di forza».
RETI SUBITE – «Completamente, ai miei tempi c’erano poche occasioni. Adesso vedi attaccanti che si presentano davanti al portiere senza nessun contrasto».
ARBITRAGGIO – «I difensori non sanno più dove mettere le braccia, che sono indispensabili per l’equilibrio in certi movimenti, come l’anticipo, e vengono così troppo penalizzati. Vediamo tanti rigori, ma si dovrebbero assegnare solo se l’intervento è determinante, non se si calcia e la palla finisce sul braccio dell’avversario a due metri. Mi è capitato di provocare qualche rigore per le scivolate, ma faceva parte del repertorio del difensore. Adesso diventa pericoloso. Bisogna tornare a penalizzare la volontarietà».
DIFFERENZE – «Il pressing. Vediamo duelli uno contro uno in tutte le zone del campo. Si aggredisce dappertutto, le squadre hanno giocatori vicini e compatti e non concedono spazi anche lontano dalla porta. Marcare è un’arte, bisogna essere sempre lucidi, concentrati. Oggi c’è meno abitudine, i ragazzi non vengono allenati. Ai miei tempi non far segnare l’avversario era una grande soddisfazione».
ATALANTA – «L’Atalanta, perché tutti partecipano al gioco e si aiutano. Tricella, il nostro libero, era il primo centrocampista».
GOL SEGNATI – «Non andavo mai avanti, perché Ulivieri non voleva, ma ho scelto l’occasione giusta per disobbedire. Salvataggio in volo? Lo ricordo bene, mi ero arrabbiato tantissimo. Alzai la maglia e mostrai all’arbitro lo stampo del pallone sul petto. Fu un episodio molto discusso. Riuscimmo comunque a vincere grazie a Tuttino. Evitai in modo simile, di testa, un gol a Verona di Vialli, che aveva anche saltato il portiere».
PRONOSTICO – «Non riesco, vorrei farle vincere tutte e due. Posso solo sperare che il campo premi il migliore».