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Calcagno: «Sbagliato parlare ancora di fase emergenziale»
Umberto Calcagno, presidente dell’AIC, ha parlato ai microfoni di TMW Radio della situazione attuale relativa al calcio italiano
Umberto Calcagno, presidente dell’AIC, ha parlato ai microfoni di TMW Radio della situazione attuale relativa al calcio italiano.
CORONAVIRUS – «Il mio pensiero è che non si possa sottovalutare ciò che sia accaduto, ma anche che sia sbagliato parlare ancora di fase emergenziale. Sono venuti fuori tanti mali del nostro sistema e situazioni non ricollegabili solo al Covid: ecco perché dico che guardiamo avanti con fiducia, cercando di capire dove si è sbagliato nei dieci anni appena passati. I problemi nel nostro contesto ci sono, ma sono quelli del paese: ripartiamo considerando che ci sono anche prospettive rosee, o almeno questo si legge sulla commercializzazione dei diritti per la Serie A».
CLUB IN DIFFICOLTA’ – «La stragrande maggioranza di società professionistiche, a partire dalla Serie A, a fine gennaio aveva già pagato la mensilità di dicembre, e molte avevano anticipato quelle successive per usufruire della rateizzazione sui lordi a febbraio. Dobbiamo valorizzare quanto fatto dalla maggior parte dei club, essere consci che la forza per poter ripartire c’è».
LEGA PRO – «Il 70% delle squadre ha già pagato dicembre, parliamo di un contesto che nonostante la situazione particolare è riuscito a superare la fase emergenziale, usufruendo anche della Cassa integrazione e del Fondo salva-calcio. Per ripartire non si può solo pensare ad abbassare i costi, ma pensare ad una nuova sostenibilità. Bisogna ripensare ad una prospettiva differente per il sistema solidaristico».
STIPENDI DEI CALCIATORI – «Partiamo dal fatto che non ce n’è uno che non abbia rinunciato, rimodulato o abbia pattuito nuove condizioni dopo la pandemia. Si parla di nuove prospettive, e non riguardano solo gli stipendi. Cosa faremo di diverso per migliorare il sistema? Questo si chiedono. Servono segnali differenti su quanto non è stato fatto negli ultimi dieci anni: i calciatori, poi, non gestiscono le società. Siamo riusciti a ripartire da una situazione che poteva diventare disastrosa, con fatica e responsabilità: oggi ci vuole coraggio per i prossimi mesi».
CALCIO DILETTANTISTICO – «Siamo tutti quanti figli dei numeri, e c’è una responsabilità differente. Far ripartire in sicurezza certe categorie ha un significato differente rispetto al professionismo, che si sobbarca costi per garantire la sicurezza. Una cosa impensabile da riprodurre nei dilettanti. Siamo preoccupati, perché i nostri figli per due stagioni consecutive hanno vissuto una situazione molto particolare, e tanti non stanno facendo sport o con modalità troppo differenti dal normale. Rischia di acuirsi l’abbandono dell’attività sportiva giovanile. Dal Governo avevamo avuto la certezza che dal Decreto Ristori sarebbero arrivate risorse per finanziare tamponi e misure di sicurezza per i dilettanti. Sentiamo forte la necessità di ripartire, ma c’è preminentemente l’interesse alla salute».
MINISTRO DELLO SPORT – «A più riprese abbiamo ringraziato il ministro, perché ha avuto sensibilità verso il mondo di atleti e atlete. Pensiamo al provvedimento che ha unito ai collaboratori sportivi anche chi vive di sport formalmente dilettantistico per quanto riguarda i contributi, è qualcosa di importanti. Anche la legge delega sullo sport ha avuto impulso grazie a lui e alle forze della vecchia maggioranza. Già a più riprese l’abbiamo ringraziato, per ciò che ha fatto e speriamo che si possa ancora fare. In generale ci attendiamo che ci sia proprio questa sensibilità, perché il calcio è un mondo che dalla Serie A alla base ha bisogno di aiuto per ripartire, e che venga riconosciuta l’attività svolta giornalmente. Non dubitiamo che ciò possa avvenire».
CESSIONE INTER – «Sicuramente gli Zhang hanno investito tanto nell’Inter degli ultimi anni, e non solo sul mercato, rendendola appetibile anche come azienda sportiva sul palcoscenico internazionale. Sono una serie di concause difficili da percepire, ma anche io sono oggettivamente dispiaciuto perché avevano dato segnali importanti al nostro mondo».
ELEZIONI FIGC – «Abbiamo espresso la candidatura di Gravina e crediamo sia giusto, anche per riconoscimento del lavoro fatto insieme, andare in continuità rispetto al passato».