2013
Aggiungi un posto a tavola, ché c’è un amico in più
Il campionato della Sampdoria giocato lontano dal Ferraris è finito ufficialmente a Roma, con la criptica espulsione di Renan e l’indolore rigore di Candreva. Un campionato negativo, pessimo sotto Delio Rossi (solo una vittoria ottenuta, anche se prestigiosissima) e tutto sommato deludente anche con Ferrara. Secondo alcuni, il rendimento in trasferta è lo specchio della quadratura, del carattere e degli attributi di una squadra. Se così fosse, la cartina al tornasole della squadra di Delio Rossi sarebbe oltremodo deprimente e denuncerebbe, cosa tutt’altro che inverosimile, una lacuna caratteriale prima ancora che tecnica. Le burrascose trasferte di Cagliari e Siena, l’intermittente creatività di quel pomeriggio bolognese ma anche la straordinaria vittoria a Torino contro la Juventus la dicono lunga su una squadra che per dare il meglio di sè ha bisogno di giocare senza troppe pressioni, stimolata solo dal prestigio e dal blasone dell’avversario (contro le big sono arrivate infatti le poche soddisfazioni del nostro campionato).
A Roma, nei primi minuti, forse si è vista una delle migliori versioni della Sampdoria away. In quella che è stata la passerella degli emarginati, nessuno ha particolarmente sfigurato. Nemmeno Poulsen, che dall’alto dei suoi 184 cm, sa bene di non poter coprire il ruolo a cui sia Ferrara che Rossi l’hanno relegato nelle sue poche apparizioni. Il danese è troppo lento e arruginito tecnicamente per poter dare il meglio sull’esterno, di più potrebbe fare nel terzetto difensivo, dove la sua fisicità e la sua bravura tattica possono sicuramente essere valorizzate diversamente, anche se il suo ruolo naturale resta quello del terzino sinistro (non contemplato però dal 3-5-2 rossiano). La sostituzione all’intervallo sa però di bocciatura e rischia di aver definitivamente chiuso il breve capitolo blucerchiato della storia di Simon Poulsen.
Non ha sfigurato Sansone, che potrebbe essersi guadagnato il placet definitivo dello Stato Maggiore blucerchiato (Rossi compreso), ed ha fatto più che bene anche Maticrack, il centrocampista argentino che all’Universidad de Chile era amato, stimato e considerato un grande giocatore. La durata del suo warm-up prima dell’esordio ha quasi del misterioso, soprattutto in virtù di ciò che Rodriguez ha fatto vedere in campo, e cioè buone qualità e la dimostrazione che il ragazzo che sa giocare a pallone e sa farlo con la grinta e la voglia che piacciono al pubblico blucerchiato. I problemi di inserimento sono l’unico modo per spiegarsi l’ostracismo di un tecnico solamente open-minded, in particolar modo verso i sudamericani (vedasi Palermo), come Delio Rossi. E comunque non basterebbero perché è vero che De Silvestri, forte di un sontuoso girone di ritorno è divenuto pressoché intoccabile, ma il rendimento della squadra e di alcuni singoli (penso a Berardi) è apparso, in alcune circostanze, tale da poter indurre Delio a mescolare le carte e lanciare l’ex capitano del club cileno, magari anche in un ruolo diverso (tra i tre di centrocampo). Anche all’Universidad la sua avventura iniziò tra panchina e tribuna, ma poi Rodriguez si prese il club di Santiago e divenne cuore ed anima di quella squadra, in cui ha giocato per tre anni e segnato la bellezza di 20 reti. Chissà allora che non riesca a fare lo stesso con la Samp…