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Buon compleanno, Calcagno: «La Sampdoria è come una mamma» – VIDEO
Buon compleanno, Calcagno: i ricordi dall’esordio allo Scudetto con la Sampdoria – VIDEO
Umberto Calcagno spegne oggi 50 candeline. Il vice-presidente dell’AIC racconta ai microfoni della Sampdoria la sua storia in blucerchiato.
SAMPDORIA – «Se penso alla Sampdoria penso alla mia mamma calcistica che mi ha insegnato a diventare professionista. Sono arrivato quando avevo 15 anni grande a Renzo Zecchini che mi aveva notato, ho dei ricordi magnifici del periodo vissuto a Bogliasco. Dopo le giovanili sono andato in prestito a Trani ed è stata anche questa un’esperienza magnifica, avevo in testa di fare il calciatore. È stata un’annata importante, ho cambiato ruolo e sono passato sulla fascia destra. Il dottor Borea mi ha aggregato al ritiro dell’anno successivo con la prima squadra e da lì è partito il grande sogno».
BOSKOV – «Sembrava già un sogno far parte di quel gruppo di campioni, che pochi mesi prima aveva vinto la Coppa delle Coppe ma lo Scudetto fu un’emozione indescrivibile. Era una situazione irripetibile, anche le modalità con cui Mantovani aveva costruito la squadra. L’affetto che ci metteva. La cosa che mi colpì di Boskov, oltre al rispetto che c’era per lui, ma la modalità con cui otteneva rispetto e conduceva gli allenamenti. Sembrava non dare peso a nulla, ma non gli sfuggiva nulla dei suoi calciatori. Era qualcosa di avvolgente, ti sentivi importanti ed eri seguito».
RICORDI – «Episodio? Il mio esordio in campionato contro il Lecce. Boskov era un uomo non di molte parole, mi avvicinò e mi disse in maniera decisa che ero un ragazzo forte e che il campo di Lecce era uguale al campo di Trani, le porte avevano la stessa dimensione e anche il pallone era uguale. Ha tentato di farmi capire che avrei dovuto affrontare la cosa nella maniera più serena. Mi disse di divertirmi nel dimostrare quello che sapevo fare. Quella partita è stata un’insieme di emozioni».
SCUDETTO – «L’ultima partita in casa con il Lecce sicuramente si respirava un’atmosfera particolare. Non si poteva non pensare o preparare una festa che tutti attendevano. È stata una delle poche partite in cui sono andato in tribuna, c’era anche Mancini. Mi ricordo che ci siamo confrontati su cosa metterci, come cambiarci, con lo staff ci eravamo preparati per il nostro reingresso negli spogliatoi. L’ho marcato a uomo».