Ripresa Serie A, Setti: «Nessun calciatore morto per Coronavirus»
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Ripresa Serie A, Setti: «Nessun calciatore morto per Coronavirus»

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Il presidente del Verona Setti sulla ripresa della Serie A: «Il calcio deve ripartire. Non mi risulta che qualche calciatore sia morto di Coronavirus»

Il presidente del Verona Maurizio Setti, intervenuto durante una diretta Facebook sulla pagina ufficiale del club, ha parlato di una possibile ripresa della Serie A, esprimendo il proprio parere favorevole.

RIPARTIRE – «Se vogliamo il bene del calcio, non lo possiamo fermare. E lo dico in una posizione che mi consentirebbe di stare zitto, perché noi potremmo anche avere qualche sorpresa. Ma, seguendo un ragionamento di sistema, credo che il calcio debba ripartire. Intanto perché i problemi che abbiamo oggi li avremmo anche a settembre. Poi se in un’azienda si trova un malato di Covid questi si dovrà curare, ma non si potrà chiudere l’azienda. Questi scrupoli mi sembrano esagerati».

RISCHI – «Capisco il dottore, che è l’unico a rischiare penalmente insieme a me. Non è semplice chiedergli di prendersi queste responsabilità di fronte ad un problema del genere. Io, che sono molto pragmatico, ho detto che se muore qualcuno per problemi di cuore, com’è stato per Astori, non si ferma il calcio. Nel senso buono della cosa, ci vuole equilibrio. Una volta passata la fase critica, almeno fino al vaccino, dovrà diventare una malattia come le altre. Gli atleti sono, in quanto tali, più sani. Nel mondo non mi risulta che sia morto un solo giocatore di Coronavirus, la Germania mi sembra di capire che riparta, così come l’Inghilterra».

CADUTA LIBERA – «Se gli altri dovessero ripartire e noi no, perderemmo molte posizioni nel ranking, perderemmo di credibilità, perderemmo i nostri campioni a prezzi stracciati. Non dico che rischiamo il default, ma ci andiamo molto vicino. E io parlo di Serie A, figuriamoci le categorie inferiori. Dobbiamo stare molto attenti – conclude Setti – perché il calcio non è solo Ronaldo o Lukaku, ma è tutta quella gente che lavora tutti i giorni, per uno stipendio normale».

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