Poli a SW: «Per me vincere è tutto. Resterei alla Samp...» - Samp News 24
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2013

Poli a SW: «Per me vincere è tutto. Resterei alla Samp…»

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Alla sua terza stagione in Serie A si sta dimostrando ancora una volta un centrocampista dalle ottime qualità, e in questa stagione ha trovato per tre volte la porta. Andrea Poli, dopo vicende travagliate nella scorsa estate, è tornato alla Samp dove aveva debuttato su palcoscenici importanti, e presto (nella prossima partita casalinga contro il Catania) taglierà il traguardo delle 100 presenze in Serie A, tanta roba per aver appena 23 anni. Sportweek, settimanale in corredo all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, lo ha raggiunto per intervistarlo, ecco un estratto delle sue dichiarazioni:

Dicevamo della presenza numero 100, ma Poli non sapeva del traguardo: «Sapevo che io mi stavo avvicinando a quella cifra, ma non sono uno che sta a contare le partite. Non avrebbe senso alla mia età. Se penso che uno come Ryan Giggs è arrivato a quota mille, ho due possibili reazioni davanti: o mi metto a piangere, o mi metto a ridere. Inizierò a contare le mie partite a fine carriera, e spero che per la maggior parte saranno state importanti». 

Quasi 100 presenze, ma ancora 0 trofei: «Non sono un ipocrita, perciò dico che per me vincere è tutto. È il mio chiodo fisso, pure alla PlayStation. È un fatto di indole. Non è questione di essere competitivi o eccessivamente ambiziosi, è proprio che mi piace la possibilità di eccellere nello sport, mi affascina chi arriva primo. Essere primi vuol dire aver dimostrato qualità e virtù superiori: io ammiro le persone di questo tipo: le eccellenze, appunto. Un esempio? Nel tennis, Roger Federer. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo: un’emozione fortissima».

Quale delle 98 partite ricorda con maggiore emozione? «26 settembre 2009, Samp-Inter 1-0: era la stagione di Delneri allenatore della Samp. Fu una delle mie prime partite giocate dall’inizio e non avevo ancora 20 anni. Stadio pieno, la Samp che con quel successo centra 5 vittorie nelle prime 6 giornate di campionato, un record per noi in Serie A. E poi, dall’altra parte, Mourinho, che conobbi proprio in quell’occasione. In quella partita a un certo punto subisco un mezzo fallo da rigore, l’arbitro non fischia, dalla panchina interista si alzano urlando che mi ero buttato. Io faccio segno di no col dito e nasce una piccola discussione che muore lì. A fine partita mi avvicino a Mourinho e gli faccio: “Mister, giuro che non sono caduto apposta”. Lui mi abbraccia e poi, nelle interviste, mi fa i complimenti per come ho giocato».

Una partita da dimenticare invece: «Samp-Palermo del maggio 2011: segnò la nostra retrocessione in B. Stagione disgraziata anche per il sottoscritto: fui martoriato dagli infortuni». 

Cento presenze, primo passo per il futuro: «Io sono contento di aver messo insieme una certa esperienza. Considero un punto di partenza queste 100 partite: da qui ai prossimi 10 anni ho l’obiettivo di migliorare stagione dopo stagione. È una cosa che mi sta molto a cuore e rappresenta il primo passo per arrivare dove voglio: a vincere».

Due anni fa Allegri giudicò Poli miglior centrocampista giovane italiano, da allora, chi l’ha sorpassato? Poli ci pensa su e risponde: «Mmm… Ma sì, Marco Verratti».

Si parla tanto di mercato, con tante squadre che lo cercano, ma un motivo per rimanere alla Samp? «La riconoscenza. Sono stato il primo acquisto giovane del presidente Garrone. Ho esordito in A e mi sono sempre trovato bene: questa squadra ha uno stile nel quale mi riconosco e qualità morali importanti».

Vicenda della scorsa estate con il mancato riscatto dell’Inter: ha chiesto spiegazioni? ci è rimasto male? «Non ho chiesto spiegazioni e da uno a dieci ci son rimasto male dieci».

Un motivo per andare al Milan? «Quando ero piccolo tifavo per loro».

Uno invece per andare alla Juventus? «Un motivo per andare alla Juve… Come ho detto, non sono un ipocrita: a me vincere piace. Ma in questo momento non mi pongo il problema».

Con ormai cento partite alle spalle sente ancora il brivido dell’ingresso sul campo di gioco? «Sento crescere l’adrenalina. La voglia di aiutare la squadra, la voglia di vincere». 

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