Editoriale
Avevamo aspettative e speranze diverse
La sconfitta con la Fiorentina scioglie l’entusiasmo che si era creato dopo la vittoria col Torino. È palese che quest’anno avessimo aspettative diverse per la nostra stagione
Poteva essere una partita diversa e sicuramente lo sarebbe stata. Con la Fiorentina avremmo potuto dire molto di più, se non fosse che dopo la prima mezz’ora di gara, il Doria ha praticamente tirato i remi in barca, come se il gol di Pezzella avesse tagliato le gambe a tutti. Un vero peccato, perché rientrati negli spogliatoi sicuramente Di Francesco si è reso conto di aver schierato un reparto offensivo non all’altezza di quello che si aspettava o comunque in difficoltà fisica, come d’altronde dimostrano le dichiarazioni su Gabbiadini, che ha chiesto il cambio. Nel secondo tempo la partita poteva essere diversa, sia per l’inserimento di Rigoni, che ha prodotto l’azione più pericolosa della gara per la Sampdoria, oltre al tiro di Caprari dopo appena un minuto di gioco, sia perché con Bonazzoli in campo gli schemi potevano prevedere un attaccante boa sul quale fare da perno per l’offensiva, stravolgendo quelli che potevano essere i piani difensivi della Fiorentina. Invece l’inferiorità numerica ha cambiato tutte le carte in tavola. Sicuramente è poco edificante attribuire a un solo elemento della formazione le colpe di una sconfitta, ma l’ingenuità di Murillo è stata pesante e ha compromesso una gara: già nel primo tempo, d’altronde, le ammonizioni che Ribery aveva provocato nella retroguardia doriana avevano lasciato presagire tempi duri per l’arbitro, ma non così tanto da dover espellere l’ex Inter e Barcellona a pochi minuti dalla ripresa. Va da sé che la gara, a quel punto, è stata compromessa.
Senza voler continuare a soffermarci su una sconfitta che va dimenticata quanto prima, dato che sabato c’è già la sfida con l’Inter, una capolista schiacciasassi e molto concreta, restano tante domande su cosa farà la Sampdoria quest’anno. La classifica ora parla chiaro, perché anche la Fiorentina ha saputo trovare la sua prima vittoria in campionato e si è leggermente spostata dalla zona calda: ora la sfida sembra essere quasi con la Spal, in uno scontro che mai ci saremmo aspettati di dover vivere e al quale dover assistere durante l’estate. Sembrava che la squadra, per quanto costruita in maniera quasi approssimativa e senza rispettare le richieste dell’allenatore, potesse raccontare ben altro durante quest’anno, sicuramente di transizione. Invece ci troviamo dinanzi a una formazione che viene rivisitata nel modulo e negli interpreti di settimana in settimana, il che denota sicuramente elasticità e flessibilità da parte di Di Francesco, aspetto che non apparteneva alla precedente gestione, e a degli interpreti che non sempre risultano essere adatti alle richieste del tecnico. Basti pensare a Ramirez, che nonostante sia stato schierato in un ruolo a lui consono, non ha saputo pungere come ci si aspettava.
La parola d’ordine a questo punto è limitare i danni, cercare in qualche modo di racimolare punti qui e lì, di giornata in giornata, e provare a vivacchiare a metà classifica, che forse, visto l’andamento della situazione, potrebbe essere la più indicata delle soluzioni. Un vero peccato, perché al di là di quelle mancanze dal punto di vista del calciomercato, sembrava che con Di Francesco e con il suo calcio avremmo potuto vedere una Sampdoria più coraggiosa, più offensiva, più aggressiva e anche più performante di quella di Giampaolo. È plausibile che sia un problema di inizio stagione, che d’altronde è ancora lunga, e che magari tra qualche settimana vedremo in campo una squadra che macina, che corre e che scalpita: l’augurio è assolutamente quello. Nel frattempo ci stringiamo attorno alla Sampdoria e a Di Francesco per cercare di venirne fuori in qualche modo. Perché quell’ultimo posto non ci appartiene assolutamente.