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Carboni cuore blucerchiato: «Samp, torna a essere grande»

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Amedeo Carboni ritorna sul suo passato blucerchiato: Mantovani, i tifosi, le coppe vinte. E fa un augurio alla Sampdoria di oggi

Tra la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia, Amedeo Carboni torna a parlare del suo periodo blucerchiato. Anni importanti, ricchi di soddisfazione, che descrive ai microfoni i SampTV come i più belli della sua carriera. C’è solo un rimpianto, quello di non aver vinto anche lo scudetto con la Sampdoria: «Questi sono stati i miei primi trofei da professionista: la Coppa Italia fu la prima, all’epoca era molto importante diversamente da oggi che si è un po’ affievolita. La Coppa delle Coppe è stata l’esibizione che ha fatto conoscere la Sampdoria a livello europeo. Arrivai a Genova nel 1988 perché Mantovani, l’ex fantastico presidente della Sampdoria mi volle. Io avevo un accordo verbale con l’ex direttore sportivo dell’Inter e il tecnico Trapattoni, dovevo andare il venerdì a Milano ma il martedì della stessa settimana ci fu la chiamata della Sampdoria. Arrivai mercoledì a Genova e mi accorsi che era un ambiente famigliare, che c’era il sostegno umano ed è stato quello che ha convinto un ragazzino di 22 anni a firmare, con grande arrabbiatura dell’Inter. Vujadin Boskov era una bella volpe, con noi ragazzini si arrabbiava parecchio: era sempre colpa nostra quando succedeva qualcosa. Mi ha fatto capire che non basta giocare bene, bisogna dare qualcosa di più in campo. Ci siamo ritrovati a Roma anni dopo, anche nei momenti in cui mi criticava è stata una figura importante per noi».

«Il primo anno alla Sampdoria abbiamo fatto un bellissimo campionato, Marassi era in ristrutturazione, siamo arrivati in finale di Coppa delle Coppe e quinti in Serie A. A Berna siamo arrivati in condizioni non proprio perfette per dare il massimo contro il Barcellona, ma poi abbiamo vinto la Coppa Italia contro il Napoli di Maradona. L’anno dopo 1989/90 ero sicurissimo di vincere la finale, c’era un Super Vialli, ma soprattuto una prestazione gigante della squadra. Le finali sono sempre difficili, però eravamo convinti. Quando andai a Roma e loro riuscirono a vincere il campionato provai una sana invidia sana, di non aver partecipato alla vittoria scudetto con la squadra con cui ero fino all’anno prima. Il ricordo della Sampdoria, non solo dentro di me ma in casa Carboni, è forte, anche mia moglie è stata benissimo qua. Voglio salutare tutti i tifosi, quelli che mi hanno visto giocare, perché porto di loro un ricordo fantastico. Faccio il mio in bocca al lupo alla società perché questa squadra deve tornare ad essere importante come è sempre stata».

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