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Il borsino di Verona: chi sale e chi scende

Avatar di Emanuele Pagliano Migliardi

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Hellas Verona-Sampdoria non è stata una bella partita: vediamo chi sale e chi scende tra i blucerchiati di Giampaolo

I novanta minuti disputati contro l’Hellas Verona hanno dato alcuni spunti importanti su cui focalizzare la nostra attenzione. Alla quinta giornata di campionato, pur essendo solo quattro le partite disputate dalla Sampdoria, si possono fare dei piccoli bilanci legati al rendimento dei singoli giocatori. L’impatto con il terreno di gioco e in che misura la prestazione ha inciso nel rendimento generale della squadra finiscono per essere fattori determinanti nell’economia di un match. Ci sono sicuramente tre giocatori che si sono messi in luce negativamente, chi perché non ha saputo entrare in partita con la giusta mentalità e chi invece ha evidenziato proprio carenze strutturali su cui è necessario un lavoro più approfondito. Il primo giocatore che “scende”, in relazione alla prestazione fornita in campo, è Caprari: nel suo caso parliamo di un approccio sbagliato alla partita. Troppo spesso l’attaccante ha indugiato con il pallone tra i piedi, come nell’occasione mancata su Nicolas con il pallone calciato addosso al portiere. Rispetto alla concretezza vista in campo contro il Benevento, il numero nove è apparto anche parecchio teso e nervoso. Diverso il discorso per Murru e Alvarez, l’esterno non è ancora pronto ad affrontare le partite con l’inquadratura tattica che Giampaolo vuole. Tanti errori in fase di impostazione, pochi cross veramente calibrati, difficoltà nelle coperture difensive, tutti dettagli che non si possono trascurare quando vieni messo in difficoltà da una squadra come il Verona. Errori simili contro il Milan potrebbero fare la differenza tra una sconfitta di misura e una goleada per l’avversario. Alvarez, se lo mettiamo a paragone con Ramirez, è evidente che perde su tutta la linea: il nuovo acquisto è più veloce, più forte, tatticamente più presente. Alvarez ieri ha messo in luce quello che era la Sampdoria vecchio stampo: manovra più lenta e farraginosa, squadra meno pericolosa individualmente. Ramirez con il suo ingresso in campo ha creato subito diversi grattacapi alla difesa gialloblu, cosa che Alvarez per tutta la durata del primo tempo non è riuscito a fare.

Passiamo invece alle note positive che scaturiscono da Hellas-Sampdoria. Sicuramente sono tre i giocatori che si sono distinti positivamente nella gara disputata in trasferta. Uno su tutti l’estremo difensore blucerchiato: Puggioni ieri è stato chiamato in causa fin troppo ma si è fatto trovare sempre pronto. Alcuni interventi sono stati fondamentali, uno su tutti l’uscita di testa ad anticipare Pazzini. Per non citare le due parate sul finale di partita che hanno salvato la Sampdoria da una possibile sconfitta. È inevitabile sottolineare che Puggioni non è una scoperta, al massimo può essere definito una costante per rendimento e presenza in campo. Il secondo giocatore che “sale“, a livello di prestazioni, è Regini. Il difensore centrale rispetto alle precedenti partite ha dimostrato di aver raggiunto una sua dimensione: è migliorato nelle tempistiche di intervento, deve migliorare in velocità per far ripartire la squadra con rapidità ma tutte le chiusure sono state buone senza sbavature. L’ultimo giocatore che ha impattato positivamente sulla gara è proprio il terzino destro. Bereszynski è un giocatore che ha dalla sua la forza fisica, la caparbietà e il carattere tipico dei giocatori del nord Europa. I giocatori polacchi sono estremamente pratici, magari poco belli da vedere, ma funzionali ad un gioco fisico come quello della Serie A. È lui che salva un’azione da gol portata avanti dall’organico di Pecchia, con una chiusura importante  dopo un errore di impostazione del centrocampo. Lui stesso, davanti ai suoi errori, è il primo a cercare di rimediare: se perde il pallone non aspetta che siano i compagni di squadra a farsi carico di recuperarlo, ma fa in modo di essere lui stesso a riconquistarlo. Una concretezza che unita alla sua velocità lo rende un giocatore duttile e, non saremmo stupiti, finirà per diventare il titolare al posto di Sala. Mezione speciale per Torreira. Quattro partite disputate, quattro rendimenti sopra la media: sempre il migliore in campo. Il fraseggio tra i reparti è di sua competenza, lotta su tutti i palloni e contro qualsiasi avversario. Spesso va a tamponare gli errori dei compagni di squadra con i suoi interventi. L’unica maniera per fermarlo è abbatterlo fisicamente, ma in questo modo Torreira si guadagna spesso molte punizioni a favore della squadra blucerchiata. È un insostituibile e c’è solo da augurarsi che tenga questi ritmi per tutto l’arco della stagione.

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