9 giugno 2012, tre anni dalla magica notte di Varese - Samp News 24
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2015

9 giugno 2012, tre anni dalla magica notte di Varese

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Tra Varese e Roma ci sono 634 chilometri. Un viaggio notevole, specie se non ci sono apparenti legami tra le due realtà: una è la capitale del nostro paese, l’altra una cittadina lombarda che nello sport è stata famosa sopratutto per il basket. Per un tifoso blucerchiato di Roma come me, il legame tra le due città è la Sampdoria. Una congiunzione astrale che si verifica il 9 giugno 2012: al Franco Ossola si gioca il ritorno della finale dei play-off di Serie B. Quella sera, la squadra di Beppe Iachini gioca una gara tosta e gagliarda che permette alla Samp di resistere per 90′ agli assalti sporadici dei lombardi. Dopo il gol sfiorato da Plasmati, è Nicola Pozzi a liberare l’urlo dalle gole dei tifosi blucerchiati. Una corsa difficile, finita con il più incredibile dei risultati.

Forse ci si aspettava ben altro. Il biennio 2010-2012 in casa Sampdoria è forse il più umorale, instabile e volatile dell’intera storia blucerchiata. La Champions e il gol di Rosenberg, quattro mesi rassicuranti in campionato, il caso Cassano, il folle mercato di gennaio. Fino alla discesa in B, avvenuta dopo un rendimento vergognoso nel girone di ritorno. Un collasso tecnico, a cui segue quello ambientale. C’è nervosismo a Genova, non ci si spiega una stagione del genere. Razionalmente è impossibile mettere i puntini insieme: è come un rebus a cui non c’è soluzione. E la prima parte della successiva annata dimostra quanto intricata è la psiche di quest’ambiente.

I primi sei mesi del 2011-12 sono una tragedia: fino alla trasferta di Gubbio del 28 gennaio 2012, la stagione della Samp è da dimenticare. A quel punto del campionato, la squadra blucerchiata ha cambiato allenatore (out Atzori, dentro Iachini), diversi giocatori e ha vissuto diversi momenti di sofferenza in giro per l’Italia. Dal 4-2 di Nocera Inferiore alla sconfitta interna per 1-0 con il Vicenza. Dai quattro punti nele ultime sei del girone d’andata fino al momento forse più basso dell’intera annata, con quel gol di Loris Damonte, ex Primavera del Genoa e decisivo nella vittoria del Varese al Ferraris. Un successo che fa persino pensare che anche Iachini sia alla porta.

Poi la rinascita, dovuta a un mercato di gennaio d’assalto, con gli arrivi di Renan, Munari ed Éder che hanno cambiato il corso del nostro destino. La squadra comincia ad assimilare la solidità degli schieramenti di Iachini e la Samp vola nel finale del girone di ritorno. Sette vittorie in nove gare a cavallo tra marzo e maggio, dove solo il Vicenza (ancora loro) e il Crotone fermano la Samp al Menti e allo Scida. Quando arriva la conquista matematica dei play-off con la vittoria a Castellamare di Stabia, il 2-1 lo segna quello che tre anni più tardi sarebbe diventato il capocannoniere della Serie A, un Mauro Icardi ancora sconosciuto ai più.

I play-off sono il momento di sofferenza positiva più grande vissuto dai tifosi blucerchiati negli ultimi cinque anni. Il doppio confronto con il Sassuolo forse vedrebbe i neroverdi superiori, ma la Samp sfrutta la forma positiva del suo attacco e vince con un complessivo di 3-2: 2-1 al Ferraris, 1-1 al Braglia di Modena. Si vede un Nicola Pozzi smagliante come non mai e i tifosi presenti nella semifinale di ritorno benediranno sempre la spalla di San Andrea Rispoli da Cava de’ Tirreni. In finale c’è il Varese, una delle squadre più interessanti dell’intero campionato. Ma al momento giusto, c’è il capitano a sbrigliare la matassa: la doppietta di Gastaldello e il solito gol di Pozzi chiudono la contesa per 3-2 in favore dei blucerchiati.

Il ritorno è come un ultimo viaggio, una finale attesissima. Il Varese attacca, ma Iachini vince la partita con una mossa furbissima. Roberto Soriano oggi è un trequartista apprezzato e in crescita, ma all’epoca giocava poco e doveva ancora esplodere. Il tecnico blucerchiato lo schiera a uomo su Jasmin Kurtic, all’epoca autore di una grandissima stagione con il Varese e limitato dal numero 21 della Samp. Con quella marcatura, la manovra dei lombardi fa molto fatica. I brividi sono tutti controllati, tranne in due occasioni: la traversa di Neto Pereira nel primo tempo e quella palla sfiorata da Gianvito Plasmati all’87’, che manca di poco la porta di Da Costa. L’ultima occasione del Varese per la A.

Poi c’è Nicola Pozzi. Solo Nick. Ancora San Rispoli cavalca sulla destra contro un Varese stanco e vede in mezzo il numero 9 dopo che Soriano si è portato via un uomo. Il centravanti riceve la palla e batte di sinistro l’incolpevole Bressan. Pozzi si mette le mani sul volto e piange, Iachini vola correndo verso il settore dei tifosi blucerchiati, un boato riempie l’Ossola. Il club lombardo dice addio alla A, la Samp ci torna dopo appena un anno. E ancora oggi il Doria ha un recordi invidiabile: è la squadra ad aver vinto i play-off di B con il piazzamento peggiore (sesti in classifica). Si festeggia a Piazza Kennedy e Sensibile è costretto ad allargare il carro su cui molti avevano dei dubbi a gennaio (me compreso).

Ricordo quella serata. Non potendo salire a Varese, la seguì alla radio. Ricordo che ero alla guida vicino a Trastevere quando Nick mise dentro il gol della Serie A. A un semaforo, scesi dalla macchina e cominciai a sbattere violentemente lo sportello. Ero troppo felice, mi sentivo libero dopo due anni. La stessa sensazione che avranno provato coloro che erano presenti a Varese e nei festeggiamenti di Genova. Tra di loro, c’erano anche i ragazzi di SampNews24, che decisero quella sera di fondare questa testata. Sono passati tre anni: io non sbatto più sportelli per strada, noi lavoriamo e la Samp è tornata in Europa. A tre anni da quella sera di Varese, le cose vanno decisamente meglio.

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