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30 Anni e non sentirli: 1987, i diciotto minuti maledetti dell’Avellino
Con “30 Anni e non sentirli” torniamo al campionato 1986/1987: la Sampdoria nella sua cavalcata verso la zona Uefa incontra l’Avellino, bestia nera della squadra blucerchiata. Vantaggio annullato e 18 minuti di blackout
Inganniamo l’attesa di Sampdoria-Fiorentina con il racconto della Sampdoria del passato, con “30 Anni e non sentirli” torniamo ai blucerchiati di Boskov, impegnati nel ritorno della 12esima giornata di campionato 1986/1987. La striscia positiva della Sampdoria fa pensare che il quinto posto sia alla portata dei ragazzi in blucerchiato, solo che c’è partita contro l’Avellino da superare. Ci sono squadre maledette, le cosiddette “bestie nere“, quelle contro cui non si può concedere nemmeno la minima disattenzione: l’Avellino era tutto questo per la Sampdoria. Boskov non era uomo tale da credere a queste quisquilie, ma la maledizione dell’Avellino era pronta a colpire di nuovo, era proprio dietro l’angolo e portatrice di parecchie polemiche. Innanzitutto la squadra di Vinicio negli ultimi anni aveva creato non pochi grattacapi alla Sampdoria: quattro sconfitte, 13 punti conquistati dall’Avellino, 7 dalla Sampdoria nei cinque anni precedenti al 1986/1987. Ma la squadra di Boskov arrivava a questa partita con altri numeri importanti: cinque vittorie, cinque pareggi e una sola sconfitta nel girone di ritorno, Bistazzoni imbattuto da ben 483 minuti di gioco. Purtroppo per lui questo record reggerà solo fino al 60esimo minuto del secondo tempo, quando i minuti di imbattibilità erano saliti a 543.
LE FORMAZIONI E IL PRIMO TEMPO BLUCERCHIATO – Ma veniamo alla gara: Boskov schiera davanti al suo portiere, Briegel, Mannini, Fusi, Vierchowod, Pellegrini, Pari, Salsano, Mancini nell’inedito ruolo di regista, Vialli e Lorenzo. Per Vinicio invece Di Leo, Colantuono, Murelli, Boccafresca, Amodio, Romano, Bertoni, Benedetti, Tovalieri, Colomba, Alessio. Il direttore di gara è l’esordiente Amendolia di Messina, alla sua prima gara in Serie A. Il primo tempo è di dominio blucerchiato e sembra tutto facile per la Sampdoria: Vialli attacca la profondità e viene atterrato da Bertoni, per il direttore di gara non ci sono dubbi, è calcio di rigore. Sugli undici metri va Mancini che, con freddezza, mette la palla alle spalle del portiere. Sfruttando il momento di smarrimento dell’Avellino ci prova subito Briegel con un tiro che impegna Di Leo in una bella parata, deviata in calcio d’angolo. Successivamente arriva il gol di Vialli, viziato da un fallo di mano e quindi annullato (sarà lo stesso Vialli ad ammettere di aver toccato il pallone con la mano). Con il vantaggio iniziale la Sampdoria va a riposo all’intervallo.
SECONDO TEMPO: LORENZO NON BASTA, 18 MINUTI MALEDETTI – Il ritorno in campo vede il raddoppio blucerchiato al 52esimo minuto di gioco con la rete di Lorenzo che fa scivolare il pallone sotto al portiere in uscita, anticipandolo. E quasi immediatamente dopo iniziano i 18 minuti di nebbia blucerchiata: disattenzioni in mezzo al campo che costano a Bistazzoni l’imbattibilità e alla Sampdoria un punto in più in classifica. Salsano perde la palla sulla quale si avventa Bertoni, tiro preciso che secca il portiere blucerchiato e porta il risultato sul 2-1. Al 77esimo minuto di gioco Alessio, lasciato da solo in area, in dubbia posizione di fuorigioco passivo che verrà infatti contestata dalla Sampdoria, mette in rete il pallone servitogli da Dirceu. Sul risultato di 2-2 si chiude una gara che la Sampdoria stava vincendo per 2-0. Il rammarico di Vujadin Boskov al termine del match è tanto, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa: «La Roma ha perso un punto in casa oggi, penso che abbiamo perso una buona occasione per essere quinti: nelle prossime partite contro Juventus e Roma dobbiamo per forza prendere i due punti». Non è arrivata la sconfitta, quindi la striscia positiva continua, ma sicuramente questo punto in classifica non è guadagnato è più che altro un punto perso in vista dell’impegnativa trasferta a Torino contro la Juventus. Ma questa è un’altra storia e la si dovrà raccontare un’altra volta.
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