2015
30 anni e non sentirli: 1985, il sergente e il mal di trasferta
Era il 1985, precisamente il 28 gennaio quando Michael Jackson e Lionel Richie registrarono una delle più belle canzoni della storia della musica: “We are the world“. Il 3 luglio, usciva al cinema il primo film della trilogia di Ritorno al Futuro e il 13 settembre sulla Nintendo Entertainment System nasceva Super Mario Bros. Pochi giorni prima, il giorno in cui si consumava l’ultimo degli efferati omicidi del mostro di Firenze, iniziava anche la 54esima edizione del Campionato di calcio della Serie A.
Era l’otto settembre 1985, trent’anni fa.
Ieri il mondo ha celebrato il “futuro” così come Robert Zemeckis lo aveva immaginato e oggi iniziamo un cammino nel passato a tinte blucerchiate, perchè il campionato 1985/1986 spalancherà le porte verso la gli anni d’oro della Sampdoria, con l’arrivo del maestro Vujadin Boskov fino alla conquista dello scudetto. Ma facciamo un passo alla volta perchè non si arriva al paradiso se non passando per l’inferno.
Come Marty McFly impostiamo il timer della nostra DeLorean per tornare nel passato, al 3 novembre 1985. Perchè proprio questa data? Perchè si disputava la nona giornata di campionato, come quella che attende la Sampdoria contro l’Hellas questa domenica. Non fu una bella giornata per i blucerchiati e il match contro l’Avellino venne perso per 2-0 tra le mura di casa. Ma era una Sampdoria che viveva di alti e bassi, di gioie e di dolori.
Il percorso dei blucerchiati fino al 27 ottobre 1985 era stato claudicante, troppo lontano dalle aspettative di inizio campionato con la gioia dela Coppa delle Coppe da giocare. A belle prestazioni se ne alternavano pessime e dalla panchina Bersellini tuonava in direzione dei suoi ragazzi, che saranno, alcuni di loro, quelli della grande Sampdoria ad iniziare proprio dai gemelli, Mancini e da Vialli.
La Samp aveva perso a Firenze, Torino, Udine e Verona, pareggiato contro il Milan e l’Atalanta, vinto in trasferta a Pisa e in casa contro il Bari. Il mal di trasferta era finito proprio contro il Pisa, prima vittoria esterna dei blucerchiati. I giornali titolavano: «Samp, primo “cin cin” in trasferta» ma Bersellini restava parco nelle dichiarazioni. Pochi giorni prima infatti c’era stata la bastosta di Coppa delle Coppe contro il Benfica, dopo aver sconfitto il Larissa: i blucerchiati avevano perso per 2-0, mettendo sempre più in forse la sua panchina. Lo salveranno Souness e Scanziani con quelle due reti al Pisa, lontano dalle mura di casa.
E arriva la nona giornata con i biancoverdi dell’Avellino, punto di partenza del nostro viaggio blucerchiato. La cornice è quella delle mura di casa e la Sampdoria sembra voler strappare il pareggio a tutti i costi. Il primo tempo si chiude sul risultato di 0-0, ma saranno i tifosi ospiti ad uscire dallo stadio esultando per la doppietta di Ramon Diaz, uno che quell’anno di gol ne fece dieci. La Sampdoria è di nuovo all’inferno, con due alternative davanti: restarci oppure lottare verso la luce, un centimetro alla volta, partita dopo partita, giornata dopo giornata. Una squadra costruita per vincere si stava sgretolando nelle mani del suo allenatore se non fosse stato per i suoi protagonisti che volevano dimostrare qualcosa e che qualcosa a partire da quel 1985 dimostreranno, a partire dal match contro il Lecce. Ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta.