21/01/2013 - Un anno senza il presidente - Samp News 24
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2014

21/01/2013 – Un anno senza il presidente

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Erano le 18 e 30 circa quando lo venni a sapere. Ero in stazione a Brignole, infreddolita sul binario, ad aspettare il treno. Me lo ricordo come fosse successo ieri: tolsi le cuffie dalle orecchie, stufa della solita musica, e colsi il botta e risposta di due ragazzi, pendolari come me. «Hai sentito che Garrone…?» «Eh sì, lascia stare».

Panico. Anzi, no: smarrimento con un pizzico di incredulità. Un viaggio in treno con il dubbio che i due baldi giovani potessero aver parlato di un omonimo, il desiderio di avere qualche risposta certa. Nemmeno i più potenti smartphone hanno la meglio sulle gallerie della tratta Brignole – Chiavari. Alle 20 circa la conferma di quanto accaduto.

La conferma che quel presidente che aveva riportato la Sampdoria in alto, non ci sarebbe più stato. Che l’uomo schivo, quel signore avulso al mondo del pallone, non si sarebbe più seduto in tribuna con il suo sigaro. Che da quel momento in avanti, forse, sarebbero stati altri a farsi carico delle sue battaglie. Battaglie per portare un briciolo di equità nel mondo del calcio; battaglie per far sì che Genova si spogliasse dell’abito della città dove non cambierà mai nulla.

Riccardo Garrone ci ha ormai lasciato da un anno. Oltre al presidente della Sampdoria, se n’è andato un uomo mai troppo amante delle luci della ribalta; un uomo che finché ha potuto, ha giustamente preferito mandare altri avanti a parlare di ciò che esulava dalle sue conoscenze. E in effetti, anche a me viene difficile parlare di una persona che non ho mai conosciuto, se non attraverso le poche dichiarazioni fatte alla stampa, tanto composte nei modi quanto fuori dalle righe nei contenuti alle volte. Io, davvero, di Riccardo Garrone non so nulla.

Però mi piace pensare di saperla una cosa: quel 16 maggio 2010, con la sciarpa blucerchiata tra le mani con la scritta “Lei viaggia spesso per l’Europa”, lui era felice come tutti noi presenti allo stadio. Lui quel giorno era uno di noi, esattamente come lo era stato un altro giorno di maggio, di 7 anni prima. E io voglio ricordarlo così: con il suo completo chiaro prestarsi alle foto di rito con gli eroi del quarto posto, o ancora in quella scivolata impressa a vita nella memoria dei tifosi di molto tempo prima. Un uomo mai banale nel mondo del calcio.

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