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2015/2016, il pagellone: Matias Silvestre

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Quando Matias Silvestre pose la sua firma su un contratto biennale con la Sampdoria, lo scorso giugno, tutti i tifosi blucerchiati furono sicuramente felici della conferma di un difensore tosto, roccioso e che aveva appena fatto una grande stagione con l’allora compagine di Mihajlovic.

Walter Zenga, che già lo aveva allenato a Catania e Palermo, aveva convinto il centrale argentino a sposare ancora il progetto della Sampdoria: l’Europa League da giocare, come titolare fisso, e una stagione da protagonista, come quella appena passata. Peccato che tutte le prospettive cambiarono, anche molto velocemente.

Silvestre è protagonista del disastroso preliminare di Europa League, naufragando con tutta la squadra nello 0-4 di Torino con il Vojvodina. Uscita dall’Europa, la Samp parte bene in campionato, vincendo con il Carpi e pareggiando a Napoli, con l’argentino titolare fisso e “comandante” della difesa.

Nel match con la Roma arriva però il primo infortunio, che costringe Silvestre a restare fuori per un mese circa: in questo periodo la Sampdoria conquista un solo punto in tre partite. Rientra nella vittoria per 4-1 contro il Verona, e da qui forma una coppia con Zukanovic che sembra più solida rispetto a quella con Moisander, nonostante qualche disattenzione di troppo.

Dopo la sconfitta con la Fiorentina, viene esonerato Zenga, colui che l’aveva convinto a restare. Il nuovo allenatore, Vincenzo Montella, vede molto meno il difensore argentino, che perde il posto da titolare dopo le tre sconfitte contro Udinese, Milan e Sassuolo.

A gennaio il mercato cambia la difesa blucerchiata ma non la situazione di Silvestre: arriva Ranocchia e va via Zukanovic, si passa alla difesa a 3 e l’ex interista gioca sempre praticamente titolare. L’argentino invece trova spazio solo per infortuni o squalifiche, oppure a partita in corso: per Montella è l’alternativa proprio a Ranocchia.

Il problema è che chi gioca al suo posto non fa nulla per meritare il posto, anzi: nei match contro Milan e Lazio fornisce delle buone prove da perno centrale della difesa. Non fanno testo i match finali contro Genoa e Juventus, dove anche lui si adegua all’andazzo della squadra, ben sotto la sufficenza. Alla fine colleziona 25 presenze in campionato, senza nessun gol.

Ricordando il Silvestre della scorsa stagione il suo voto non può essere sufficiente. Per questo si merita un 5,5, perché non ha fatto peggio dei suoi compagni di reparto ma è sembrato a tratti tornare quello visto con le maglie di Milan e Inter.

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