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2015/2016, il pagellone: Modibo Diakité
Una storia cominciata un anno fa con il gran rifiuto, un trattamento certamente poco rispettoso prima che verso il giocatore, verso la persona. Quella di Modibo Diakité e la Sampdoria è una storia cominciata nel gennaio 2015, quando nell’ultimo giorno di mercato è arrivato a Bogliasco, con una Sampdoria in piena emergenza in cerca di un difensore e con il mercato che aveva poco altro da offrire oltre all’ex Lazio. Le prime dichiarazioni alla stampa e poi via, nemmeno il tempo di riempire l’armadietto che arrivò il veto insindacabile di Sinisa Mihajlovic. Modibo tornò a casa, andò a Cagliari con poca fortuna e la Sampdoria si dimenticò di lui per circa 365 giorni.
Gennaio 2016, stesso scenario, esito ben diverso. Il sottofondo di dubbi, perplessità e mugugni che accompagnarono Modibo per la sua seconda, anzi terza volta a Bogliasco (non dimentichiamoci il suo passato nelle giovanili doriane) erano esattamente gli stessi tra tifosi e addetti ai lavori, dettati per di più da errati pregiudizi: quel “panchinaro scartato dal Frosinone” (più volte etichettato così da qualche collega vicino di postazione), con i gialloblu aveva giocato 18 partite su 22.
Non era bello a vedersi in campo, quel colosso nero goffo nei movimenti e neanche troppo disciplinato tatticamente. E non è stato nemmeno troppo fortunato: la squalifica prima e l’infortunio poi ne hanno conizionato il finale di campionato. Nel primo spezzone di gara contro il Torino non si è certo coperto di gloria. Ma dopo il ritorno in campo qualcosa è cambiato: contro Udinese e Lazio le due partite migliori, fatte anche di uscite palla al piede, quel gol poi non assegnato rocambolesco proprio contro la sua ex squadra. Otto prestazioni tutte cuore, polmoni e grinta, nelle quali alla fin fine è stato il migliore – o il meno peggio – di una difesa degna dell’Armata Brancaleone. Non certo un elemento imprescindibile in vista della prossima stagione, ma un buon giocatore da non lasciare andare via a cuor leggero, perfettamente a suo agio nella difesa a tre decisamente sì. Non ci troviamo certo davanti al nuovo Baresi, ma di un difensore fisico e roccioso, anche un po’ ignorante, del quale c’è sempre bisogno. Una breve parentesi con la maglia doriana addosso che gli vale un 6 pieno e meritato: per dirla alla francese, bravo.